Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Mago delle intercettazioni, Harry Caul si trova tra le mani un caso delicato. Deve spiare la conversione di una giovane coppia nell’affollata Union Square di San Francisco. Il lavoro è ostico, ma gli riesce egregiamente. Tuttavia, la sua etica professionale rimane compromessa nella scoperta che la coppia rischia la vita, così, per la prima volta, si rifiuta di consegnare le registrazioni. L’ansia per le sorti della coppia cresce e Harry non può fare a meno di essere coinvolto nella vicenda. Ma il violento finale a cui, impotente, assiste non è quello che la logica gli suggeriva e a farne le spese sarà la sua integrità mentale.
In un America reduce dallo scandalo Watergate, l’opera di Coppola trasuda le emozioni di quel periodo: paranoia, ansia e incertezza pesano sull’atmosfera e generano un clima teso, ostile. In questo clima sembra muoversi alla perfezione Harry Caul, che fa confluire la propria puntigliosa – e ossessiva – etica professionale nella vita privata. È un essere schivo e incapace nelle relazioni, un esatto prodotto del contesto storico. Tuttavia, lo schermo che si è costruito tra sé e la realtà viene meno quando si trova di fronte ad una scelta, più umana che professionale. E da lì inizia un inesorabile tracollo emotivo, che culmina nell’incapacità di assimilare – e di sopportare – la violenza testimoniata.
Un grande Coppola ci restituisce un quadro perfetto della tensione del periodo storico: il lavoro che è stato fatto con l’audio – tra dialoghi impercettibili e rumori sinistri – basterebbe da solo a reggere la durata del film. Ma l’interpretazione di Gene Hackman – schiva, insondabile, titanica – sigla un capolavoro. Menzione d’onore per John Cazale.
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