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La sottile linea rossa

Regia di Terrence Malick vedi scheda film

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La recensione su La sottile linea rossa

di luisasalvi
2 stelle

Non so come abbia potuto essere valutato a cinque stelle da molti. Un film lento e noioso, basato su "belle" immagini di natura, ripetute fino a diventare stucchevoli, di alte erbe fra cui strisciano continuamente soldati, cime di alberi controluce, uccelli in volo o pappagalli colorati, scene di indigeni, soprattutto di bambini, che vorrebbero essere "idilliche", come le continue evocazioni gratuite della amatissima moglie di un soldato, abbracciata da lui nei ricordi, o in altalena, o a letto o in mare, ma sempre romanticamente controluce, che poi risulterà innamorata di un altro (e vorrebbe essere una rivelazione altamente drammatica, ma nulla la propone come tale ed era prevista fin dalla sua prima apparizione, non perché suggerita, ma perché ovvio), e qualche immagine marina di onde, forse le più belle, forse solo perché meno ripetute di altre; ma tutte adatte a pubblicità di viaggi o di auto o ormai di qualunque altra cosa, e non più espressive di quelle che siamo costretti a vedere in continuazione nelle pubblicità: due ore e mezza di immagini pubblicitarie, commentate da farneticazioni pseudofilosofiche o pseudoreligiose che neppure il più ottuso dei miei compagni di liceo avrebbe sottoscritto, e non più profonde né più coerenti alle immagini di quanto siano quelle elogiative di prodotti commerciali. Un vuoto di idee costruito su un troppo pieno di immagini oleografiche. Il tutto facendo finta di denunciare con molti dubbi e molte riserve la violenza della guerra, ma sempre nel presupposto smaccatamente fastidioso della incommensurabile superiorità morale e umana e militare degli americani su larve di giapponesi che sanno solo mitragliare senza pietà finché sono al sicuro, ma poi si arrendono e si dimostrano deboli, vili, indisciplinati, sporchi e perfino fisicamente inferiori. Attori inevitabilmente impacciati a esprimere il nulla; l'unico che esprime qualcosa è Nolte che per la figura del colonnello Toll imita vistosamente il Nicholson di Codice d'onore, ma senza le giustificazioni e la coerenza narrativa che dava senso e drammaticità alla figura del comandante della base di Guantanamo. I nostri bravi americani sono comunque tutti eroi encomiabili, quello che dà ordini e quello che li trasgredisce, quello che ha paura come quello che affronta con spavalderia ogni rischio: tutti nobili e tutti molto "umani", nel senso di "americani". Foto molto belle per un film retorico e insulso; come era già stato per il precedente I giorni del cielo, a sua volta molto lodato dai più.

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