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La sottile linea rossa

Regia di Terrence Malick vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La sottile linea rossa

di strangelove
10 stelle

Mi sto assumendo un rischio:parlare di “La sottile linea rossa” di Terrence Malick:ci sarebbe troppo da dire,e tutto quello che dirò non sarà mai abbastanza.E’ difficile anche capire da dove è più opportuno cominciare.
Noi spettatori ci immergiamo nel film cosi’ come il coccodrillo si immerge nelle acque migliori che potrebbe desiderare.
“La sottile linea rossa” non è un film di guerra,ma un film sulla guerra.Ma è forse sbagliato anche fare questa valutazione;diciamo allora che è un film sulla guerra,usata come presupposto per dire “qualcos’ altro”.Questo “qualcos’ altro” rappresenta l’ espansione del pensiero umano in tutte le sue fasi.
Malick è riuscito a fare qualcosa che nessuno mai era riuscito a mostrare precedentemente sul grande schermo.Spesso ci imbattiamo in recensioni che fanno riferimento alla “psicologia del personaggio”.Se ci pensiamo però,in altre occasioni abbiamo potuto ammirare opere profonde in quanto specchi della psiche di comportamenti umani,ma è solo nel film di Malick che veniamo a conoscenza dell’ animo umano vero e proprio.Perché qui non si parla solo di comportamenti,sguardi,riflessioni ecc.Vedendo il film non apprendiamo i pensieri dell’ uomo,ma entriamo direttamente nel suo spirito.E,anche considerando che è un film corale,non approfondiamo lo spirito di un solo uomo,ma di 2,3,4…cioè:dell’ animo umano nel suo complesso.
Nella pellicola non ci sono protagonisti,non esistono eroi,perché secondo l’ autore-filosofo ognuno di noi è solo una particella.Il singolo essere umano è parte indivisibile dell’ “essere totale”,e cioè:tutti noi formiamo quell’ unico essere contenente ogni tipo di sfaccettatura possibile.
Come parla il nostro spirito?Cosa dice?Si pone domande.Interrogativi riguardanti la guerra.Parlare di guerra vuol dire parlare di vita e di morte.La guerra è da sempre la metafora più feroce e pessimista della vita terrena.Allora di conseguenza si pone una grande quantità di quesiti:che importanza ha la vita?E l’ uomo, che vive in una guerra continua,che ruolo occupa?Gia. . .la vita.Per il regista la vita terrena è solo uno dei tani livelli che l’ uomo deve affrontare.E il soldato Witt cosa rappresenta in tutto ciò?Chi è?Qual’ è il suo obiettivo?La mia interpretazione è che il giovane protagonista incarna colui che ha già vissuto altre vite.La sua compassione,la sua bontà,il non uccidere (e non di certo per paura o vigliaccheria),e una frase come:”Ho sentito tanto parlare dell’ immortalità. . .ma io non l’ ho mai vista” ne fanno un eroe romantico dell’/dall’ altro mondo.
E la concezione di vita come passaggio esplode in una delle scene più toccanti del film:quando anche l’ anima del cadavere di un uomo,ormai completamente ricoperto dal terreno,esprime i propri pensieri profondi.E li’ a guardarlo c’ è proprio Witt. . .che sa.E il giovane si sacrifica perché non ha paura di morire.Solo dopo la sua morte scopriamo che è anche un predicatore (pur se non esplicitamente):il sergente Welsh ha finalmente capito la lezione. . .ora tocca a lui.
Spesso la macchina da presa è rivolta completamente verso il cielo,oscurato da immensi alberi attraverso i quali intravediamo una luce soffusa.Malick ci sta indicando il Paradiso.E li’ che troveremo la pace.Ma allo stesso tempo afferma che esiste un Paradiso anche direttamente sulla Terra:come esempio il popolo malesiano e le loro abitazioni.I malesiani nel film rappresentano il Paradiso terrestre.Da cosa è composto questo Paradiso?Essenzialmente dall’ innocenza:è da qui che proviene la non-violenza.
Quando Witt viene ucciso, Malick ci mostra (altra scena strepitosa) il giovane soldato che finalmente può nuotare sott’ acqua proprio in compagnia dei bambini malesiani;parte da qui il paragone tra il Paradiso terrestre,e il Paradiso di cui tutti sentiamo tanto parlare.Come dire:esiste un Paradiso anche sulla Terra,ma se continuiamo con le guerre e con la violenza quest’ oasi di pace non la raggiungeremo mai finchè siamo in vita.
Solo apparentemente l’ uomo è l’ unico artefice di una guerra,ma occupano un ruolo di rilievo anche gli animali (di una poesia rara la metafora dell’ uccellino che nasce fra i bombardamenti,oppure molto duro e significativo il momento in cui i cani si cibano di uomini morti),per non parlare della natura. . .
Il culmine (nonché il senso del film) è concentrato nell’ attacco dei soldati americani ai danni del villaggio occupato dai giapponesi:un misto di violenza,indifferenza,compassione,estraneità,avidità. . .insomma:il succo della vita.Non a caso è assente la parola amore in quella che è una delle pagine più alte del film,e dell’ intera cinematografia.
La guerra induce alla pazzia,alla paranoia (il soldato che sente svolazzare un uccello e spara verso il cielo,o un altro che non vedendo davati a sé nemici da uccidere comincia a sparare all’ impazzata contro le foglie di un albero). . .al male!
E l’ uomo è solo in apparenza “più importante” rispetto a quello che gli sta attorno:un soldato dice: “non siamo altro che terreno”,ed un altro: “siamo come erba”. . .e all’ improvviso vediamo un serpente che non fa altro che “imitare” gli uomini che lo circondano:strisciando fra l’ erba.
E’ quindi un film anche religioso;ma di una religiosità difficile da decifrare con precisione.Forse per il regista Dio esiste (o,quantomeno,esiste un dio),ma forse anche lui ha bisogno del nostro aiuto.
Ma torniamo sulla Terra. . .
In fin dei conti non ci sono personaggi cattivi,perché,in modo indiretto,siamo controllati e gestiti da qualche cosa non controllabile.
La macchina da presa scorre da un volto all’ altro,da uno sguardo all’ altro:uomini che,anche non ammettendolo e/o manifestandolo,hanno tutti paura. . .stanno per andare in guerra. . .stanno per dare un’ altra mazzata ad un mondo che sta andando a picco.
E possiamo essere traditi persino dall’ unica ragione di vita,il solo motivo d’ “essere”,quello che ci fa andare avanti (la bella mogli bionda;che non ha colpe,se non quella di subire la violenza,il male,pur non combattendo).
Prendendiamo come esempio anche gli altri due capolavori del regista,”La rabbia giovane” e “I giorni del cielo”,per capire meglio chi sono i personaggi malickiani,e cos’ è il suo mondo:il suo cinema si distacca nel modo più totale da quello di tutti i suoi colleghi.Un cinema “a parte”,come il suo regista (non dimentichiamo che “The thin red line” arriva dopo 20 anni di inattività.In precedenza girò solo due film).Il clima che si respira nelle opere di questo autore è certamente sconsolato,romantico,solo apparentemente distaccato,ambientato in paesaggi spogli,dove ci sembra di sentire l’ odore della natura pura.Un cinema pessimista,ma di un pessimismo non radicale:s’ intravede a tratti la speranza del bene che potrebbe un giorno finalmente incombere.Sono sufficienti 3 soli film per fare di Terrence Malick uno dei geni del cinema?Si,non ci sono dubbi.
Tornando al film in questione,tagliato dal regista addirittura di 97 ore circa:i giornalisti che hanno criticato i momenti di riflessione potevano benissimo tacere:semplicemente non hanno capito il film,non cogliendone il senso più profondo.
Scene di battaglia girate in modo geniale,tanto realistico quanto efficace.
La fotografia di John Toll e le musiche di Hans Zimmer non fanno altro che affermare ottimamente l’ importanza e la perfezione del risultato finale.
E cosi’ rischiano di passare in secondo piano le magnifiche interpretazioni di un cast stellare:da Nick Nolte mai cosi’ rabbioso e bravo (colonnello Tall) ad un Elias Koteas dallo sguardo profondo (capitano Staros),da Ben Chaplin (soldato Bell) ad uno dei più grandi attori del cinema contemporaneo:Sean Penn (sergente Welsh).Completano la squadra attori noti,o meno.Tutti eccezionali,molti dei quali devono accontentarsi di semplici apparizioni:George Clooney,Adrien Brody,John Cusack,Woody Harrelson,John Savage,Jonhn Travolta,John C.Reilly e molti altri.Ma il migliore della compagnia è proprio il giovane Jim Caviezel (un memorabile soldato Witt).
Una sinfonia dell’ orrore.Una preghiera corale.Un ritratto universale dell’ universo umano.
Bello quanto “Full metal jacket” e “Apocalypse now” (gli altri 2 capolavori assoluti del war movie),e sotto diversi aspetti anche superiore ai film di S.Kubrick e F.F.Coppola.
Una delle opere filosofiche più efficaci del 900’.Dimostrazione di quanto il cinema sa essere bello ed importante.In assoluto uno dei più grandi capolavori della storia del cinema.
Grazie Terrence!

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