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Messaggero d'amore

Regia di Joseph Losey vedi scheda film

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La recensione su Messaggero d'amore

di Baliverna
10 stelle

Bellissimo film, dove tutto funziona a meraviglia: la ricostruzione d'epoca, la recitazione, la regia, la colonna sonora, il significato. Mentre lo guardavo mi è venuto in mente di definire Joseph Losey come il Visconti d'oltremanica (anche se era americano...). Messaggero d'Amore è anche un film che colpisce e che resta impresso, come accadde a me quando lo vidi da bambino. La vicenda vede l'iniziazione alla vita adulta, e forse anche alla vita sentimentale (perché anche lui si innamora...), di un ragazzino all'inizio dell'adolescenza. Molto probabilmente si tratta di una vicenda autobiografica, che l'autore del romanzo cercò di ricreare sulla carta con tutte le sensazioni che la segnarono, e che Losey riesce a filmare magistralmente. Il protagonista tredicenne, dotato ancora di quella schiettezza e quel buon senso propri dei bambini, non riesce a capire come un uomo e una donna che si amano non possano vivere il loro amore, e come quella donna debba poi sposare un uomo che non ama. Ancor più, non comprende come la stessa donna possa considerare il matrimonio di interesse come inevitabile e obbligatorio. Nulla lo è, anche se a prezzo di un sacrificio. Ma quale sacrificio è troppo grande per evitare a una vita grigia e spenta, perché sbagliata?
Le musiche che accompagnano lo svolgimento del film sono bellissime e riescono a sottolineare il suo carattere drammatico e sofferente, qualche volta struggente e lirico. Quando il ragazzo corre per i campi a recapitare i messaggi affidatigli, e si sente quel bel pezzo di pianoforte, sono momenti di grande cinema. Comunque Joseph Losey dirige tutto il film con grande abilità ed inventiva, sicché questo non annoia nemmeno per un istante. Si resta anzi continuamente ammirati dalla recitazione e dai movimenti della macchina da presa. Molto riusciti e per nulla di maniera ho trovato gli stacchi verso il presente, che aggiungono amarezza alla vicenda; mostrano tra l'altro un protagonista adulto che è un ometto debole e insignificante, che si è adeguato al formalismo e alla simulazione che caratterizzano una certa società inglese. I rimpianti sono tardivi e inutili. A questo proposito è emblematico il dialogo di lui ragazzino con i due adulti nel salotto della grande casa: tutti e tra parlano indirettamente della relazione clandestina tra i due amanti, ma nessuno la nomina e tutti fingono di non saperne niente. Non è l'unico film dove il regista stigmatizza questi comportamenti sociali, basati su menzogna e non detto.
C'è della chiara critica sociale, a certi comportamenti, a certe usanze crudeli, a certa mentalità, ma sono concetti desunti in modo intelligente; non c'è ombra di schematismi, ideologia, acredine classista o intenti didascalici. Questo non è neanche l'interesse principale del film, che si trova invece sul piano interiore e umano. Solo i grandi riescono a raggiungere questo equilibrio e questa misura.

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