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Il buco

Regia di Jacques Becker vedi scheda film

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La recensione su Il buco

di steno79
10 stelle

Voto 10/10 Ultimo film di Jacques Becker, uscito postumo nel 1960 dopo la precoce scomparsa del regista a soli 53 anni. Tratto da un romanzo di José Giovanni ispirato ad una reale evasione dal carcere della Santé a cui aveva partecipato anche uno dei protagonisti del film, Jean Kéraudy che interpreta il ruolo di Roland. Il film appartiene alla corrente “classica” del cinema francese, ma, uscendo nel periodo in cui venivano prodotti i primi capolavori della Nouvelle Vague, per certi versi ne condivide la spinta verso un linguaggio più moderno, con un deliberato utilizzo del “long take” e alcune sequenze girate in tempo reale, come ad esempio il celebre scavo del buco nel pavimento che potrà condurre i detenuti verso i sotterranei della prigione, primo passo verso una libertà fortemente agognata e desiderata. Inevitabile il confronto con “Un condannato a morte è fuggito” di Bresson, uscito solo quattro anni prima: se in entrambi si racconta di un tentativo di evasione da un carcere, quello che li differenzia sono le modalità di conduzione del racconto, in quanto ne “Il buco” viene narrata una storia corale con un forte rilievo sulle dinamiche di gruppo e non ci sono le ascendenze spirituali che si ritrovano in quello di Bresson, dove la riuscita della fuga è un mistero spiegabile soltanto alla luce della Fede. “Il buco” si situa invece nei territori del noir di derivazione americana, tanto che Jean-Pierre Melville lo considerava “uno dei più bei film del mondo”. Ammirevole la capacità di conferire un forte rilievo fisico agli oggetti e agli ambienti del carcere, alimentando una suspense impeccabile degna dei migliori film di John Huston; a livello di psicologie è volutamente essenziale anche se riesce a disegnare con tratti rapidi ed efficaci le figure dei cinque protagonisti, in particolare quella di Claude Gaspard, l’unico di provenienza borghese, uomo debole ed insicuro che causerà un vero e proprio sconvolgimento nell’esecuzione del piano (preferisco non spoilerare anche se credo che molti sapranno già il finale… del resto viene rivelato esplicitamente perfino nel breve commento del Mereghetti !!!) Gli attori all’epoca erano quasi tutti esordienti, anche se poi diversi componenti del cast come Philippe Leroy, Michel Constantin, Marc Michel e perfino Catherine Spaak (che appare in una sola breve scena in parlatorio, unica donna del cast) avrebbero avuto una fortunata carriera; personalmente ho trovato ottima soprattutto l’interpretazione di Marc Michel, che rende davvero bene la natura tormentata del personaggio di Gaspard, mentre di buon livello risultano le altre, con un Keraudy che sembra quasi svolgere il ruolo di regista di una rappresentazione da lui già sperimentata nella vita reale, mentre Leroy e Constantin si giovano della loro fisicità atletica funzionale nelle scene d’azione. Nel complesso, un film “di genere” di livello davvero eccellente per cui appare giustificata l’accoglienza critica entusiastica con cui fu salutato alla sua uscita parigina; il confronto con il film di Bresson e con “La grande illusione” di Renoir, in cui Becker aveva fatto da aiuto-regista, regge molto bene e il film può entrare nella cerchia dei capolavori del cinema d’Oltralpe. La simpatia del regista è schierata nettamente dalla parte dei fuggitivi, mentre i secondini e i rappresentanti dell’ordine sono dipinti in una luce meno favorevole, con la significativa eccezione della guardia carceraria Grinval, che acconsente alla “punizione” da parte dei detenuti degli stagnini che avevano rubato mentre aggiustavano il rubinetto (per Becker, come per Melville, il codice d’onore di un uomo è importantissimo anche fra le sbarre).

N.B.  La versione italiana passata su Rai tre anni fa, che ho visionato, è priva di circa 15-20 minuti e di scene anche importanti come il confronto in cui i quattro detenuti rivelano a Gaspard la loro intenzione di fuggire e quest’ultimo spiega i motivi per cui era stato arrestato nella lite violenta con la moglie; il “blocco mancante” si trova su una copia in originale su Youtube a cui manca però la prima scena del flashback innescato da Roland, in cui Gaspard si trova in un’altra cella con altri compagni ed è costretto a consegnare l’accendino d’oro al secondino (dunque non ho capito molto il senso di questi tagli nelle varie copie… ma mettendo tutto insieme si arriva alla durata di circa 140 minuti indicata da varie fonti… le scene mancanti alla copia italiana le ho viste in francese e, tranne qualche parola, sono riuscito a comprenderle).

 

scena

Il buco (1960): scena

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