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Salvate il soldato Ryan

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Salvate il soldato Ryan

di cinefilodoc
10 stelle

La guerra è sempre stata un soggetto importante per il cinema. Criticata, esaltata, sfruttata per mostrare l’oscurità del genere umano. Spielberg, in “Salvate il soldato Ryan”, ci racconta un momento cruciale della seconda guerra mondiale, probabilmente il più importante del conflitto e del secolo scorso: lo sbarco in Normandia degli alleati americani sulla spiaggia di Omaha Beach. Quello che, secondo il mitico regista, è stato l’avvenimento che ha determinato il futuro del mondo. La sequenza iniziale del film, rappresentante proprio questo sbarco, è cinema con la C maiuscola. Un momento di esaltante realismo, una delle più maestose, potenti e grandiose scene della storia del cinema.  Una carneficina abnorme,  ma che permise agli alleati di intrufolarsi in Europa, tutto il resto è storia.

Ma ecco che Spielberg devia su qualcosa di, permettetemi di dire in senso buono, "stupido" rispetto alle operazioni a cui le truppe erano abituate. 8 uomini, affidati al capitano  John H. Miller (Tom Hanks), sono incaricati di trovare il soldato James Ryan. I suoi 3 fratelli sono morti in guerra e ai piani alti hanno deciso di farlo tornare a casa, come consolazione per la madre. 8 persone, sottoposte ad un rischioso viaggio, per salvarne una.  Ben presto capiranno che salvare Ryan potrebbe rappresentare una consolazione anche per loro, un modo per tornare a guardarsi in faccia. Ed in questa valle di lacrime e sangue, riusciamo a percepire la paura, il divagante terrore sul loro volto, i brividi pre-conflitto. E sebbene ci siano tantissimi maestosi conflitti realizzati magistralmente, Spielberg vuole parlare di uomini. Perchè dietro a quelle divise, alle persona alle quali pian piano ci affezioniamo, ci sono prima di tutto delle persone, molto spesso giovani sognatori che hanno dovuto rinunciare a tutto ciò che erano le loro vite e combattere per un bene superiore di cui ancora oggi stiamo beneficiando. Quello che viene a crearsi tra le truppe è più che un semplice rapporto di amicizia, diventano dei  veri e propri fratelli,  pronti a sacrificarsi e a proteggersi a vicenda. Questo aspetto, che è il cuore del film, rende Salvate il soldato Ryan il più umano dei film dedicati alla guerra. Grazie ai momenti di leggerezza, come quando pensano di aver trovato Ryan e poi si rendono conto di aver sbagliato persona o la sequenza in cui sentono una canzone depressa e cercano di tradurla, ci portano a vivere il conflitto finale in prima persona, per poi purtoppo essere riempiti di pugnalate al cuore. La cosa più sorprendente è la realisticità delle scene, Spielberg (secondo oscar alla regia) ha deciso giustamente di riprendere il tutto con telecamera a mano, non progettando nulla e anzi, immortalando le sequenze come se fosse un reporter presente all'epoca sulla spiaggia. Il direttore della fotografia Janusz Kaminski (secondo oscar per lui) ha modificato la telecamera per ottenere delle immagini meno sature possibili, ovvero più grigie e fredde, come se girate con i mezzi di bassa tecnologia disponibili nel lontano 44. Sonoro magistrale (2 oscar per questo settore). La colonna sonora di Williams non può contare su un iconico motivetto come quella de Lo Squalo e di E.T., ma alcune tracce sono di notevole profondità, sempre perfettamente in linea con le scene.  I grandiosi momenti di guerra non si limitano ad essere visti, il pubblico ha la possibilità di viverli, di sentire il suolo tremare sotto i propri piedi, di gioire e di soffrire.  "In questo film ho voluto riprodurre le immagini, i suoni e perfino l'odore di una vera battaglia" Caro Steven, ci sei riuscito alla grande. Altro capolavoro da aggiungere alla tua personale collezione.

 

Di che reggimento siete

fratelli?

Parola tremante 

nella notte

 

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante

involontaria rivolta.

dell'uomo presente alla sua

fragilità

 

Fratelli

 

Giuseppe Ungaretti

 

 

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