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Anna

Regia di Alberto Grifi, Massimo Sarchielli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Anna

di luisasalvi
2 stelle

Una vergognosa speculazione pseudointellettuale, cinica e inumana, senza neppure una giustificazione estetica o documentaria o sociale. La doccia di Anna, citata come "memorabile", sarebbe da eliminare in qualsiasi filmetto domestico. L'unica cosa che lo distingue dai film amatoriali è il cinismo e il cattivo gusto dell'uomo protettivo che "aiuta" Anna a fare la doccia: critica il sudiciume di lei e si preoccupa per i suoi pidocchi, ma si presenta più lurido (fisicamente e moralmente) di lei, schiaccia i pidocchi fra le dita che poi si passa fra i capelli, anche dopo averci raccolto del latte spremuto dal seno di Anna (vistosamente incinta). Ho smesso di guardare, poco dopo la "memorabile" doccia, per commentarlo a caldo ma soprattutto per fastidio, mentre il film prosegue (pur avendolo registrato, non l'ho interrotto, per non doverlo vedere tutto). Riprendo saltuariamente la visione: coerentemente al film che racconta di un film non fatto e delle difficoltà incontrate nel farlo, parlo della mia visione interrotta e del fastidio che essa mi provoca... Ma ne provoca almeno altrettanto la lettura dei commenti critici, di esaltazione mistificante. Il film è girato fino alla fine con imperizia tecnica e vuoto di ispirazione, ma con una presunzione eccessiva perfino rispetto agli standard berlusconiani odierni, a distanza di venti anni. Imperizia condivisa dalla critica. Dialoghi insensati cui siamo costretti ad assistere quotidianamente, e che oggi anche i Tg ci propinano, sono qui registrati e filmati malamente, con sciatteria e senza alcun senso, se non quello di riempire le ore di programmazione: non basta fare un film molto più brutto di quello che farebbe qualunque dilettante, per spacciarlo per arte; il fatto che anche molta "arte" figurativa di questo secolo si sia imposta allo stesso modo non è una giustificazione, né per l'insulsaggine del film, né per quella della critica che lo premia e lo loda. Rientra nel clima delle esposizioni (sempre a Venezia, negli stessi anni) della "merda d'artista" o dei focomelici esposti come opera d'arte; ma almeno quelli ora sono ricordati solo come cretinerie d'epoca, e nessuno più le loda (se mai sono state lodate allora); invece di questo c'è ancora chi lo esalta, a dimostrazione di quanto la critica cinematografica sia inesistente, anche al confronto delle scadentissime critiche letteraria e figurativa della "cultura" italiana di questo secolo. Cito una dichiarazione fatta pochi anni dopo da Tsuchimoto a proposito del suo documentario sulle vittime di un avvelenamento industriale in Giappone: "il mondo stesso delle vittime guarda nella cinepresa, e noi a sangue freddo commettiamo l'atrocità di filmare ciò che non dovremmo neppure vedere". Non l'ho visto, ma racconta, d'accordo con le vittime, ciò che è avvenuto; questo invece filma impietosamente ciò che sta accadendo, e provoca di peggio: la vittima protagonista involontaria attrice vergognosamente sfruttata si ucciderà poco dopo.

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