Regia di Peter Weir vedi scheda film
Memorabile e quasi profetica satira sul mondo della televisione del futuro. Capolavoro assoluto.
Il grande Peter Weir al timone, Andrew Niccol alla macchina da scrivere (quello di “Gattaca” e che sorprendentemente scomparirà dai circuiti che contano dopo questo secondo successo). Si tratta di una satira sul futuro della televisione e sulle persone coinvolte nella sua omnipresente rete elettronica, tanto i suoi autori e attori così come il pubblico a casa. Una burla drammaticamente intelligente durata trent'anni e giocata sulla pelle dell'ignaro signor Truman Burbank. Inutile dire che se analizzata al microscopio la storia risulterebbe alquanto fallace, ma non credo fosse la verosimiglianza il punto che Weir & soci volevano mettere in risalto, quanto invece la vacuità del mondo moderno e l'incredibile potere distorsore della televisione. Significativa l'ultimissima, apparentemente secondaria, scena. Grandi le interpretazioni di un Jim Carrey per la prima volta 'serio' e di un maestoso Ed Harris al quale “The Truman Show” valse la candidatura all'Oscar.
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