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The Truman Show

Regia di Peter Weir vedi scheda film

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La recensione su The Truman Show

di scandoniano
10 stelle

Truman Burbank (Jim Carrey) è vittima di uno strano scherzo del destino: scelto, prima ancora di venire alla luce per essere l’ignaro protagonista di un reality show estremo, viene seguito 24 ore su 24 in ogni dove, all’interno di un set televisivo di cui lui ignora l’esistenza. La sua vita è scandita da messaggi pubblicitari tutt’altro che velati, personaggi che entrano ed escono dalla sua vita a seconda delle scelte del copione, da sentimenti e situazioni pilotate: Truman è una cavia e quando, a 30 anni, comincia a sospettarlo, inizia una sfida a singolar tenzone col creatore dello show Christof (Ed Harris).

The Truman show” è probabilmente il più grande film mai scritto sulla televisione e sui suoi meccanismi perversi (meritevole la sceneggiatura del giovane neozelandese  Andrew Niccol). Le tematiche affrontate sono numerose, così come numerose sono le chiavi di lettura. Il punto di vista di Truman, essere umano sacrificato all’altare dello showbiz, ed il punto di vista della redazione, impersonata dal demiurgo Christof (nomen omen), padre spirituale (a tal proposito è da applausi il dialogo nel finale tra lui e Truman) di un uomo a cui sta regalando una vita da star, strappandogli di contro la vita da essere umano libero. I due punti di vista non collimano mai e creano due correnti di pensiero che, nel bene o nel male, che siano a favore dello spettacolo o del rispetto della vita di Truman, sono due rovesci opposti di una stessa medaglia, così appassionatamente e bulimicamente legati a quello show televisivo. Il film è un metaracconto, frutto di una sceneggiatura talmente grandiosa da far “naufragare” il navigato Peter Weir e mettere a disagio il divo Jim Carrey. Chi se la cava più che bene è Ed Harris, in una interpretazione ai limiti della perfezione. La grandiosità del film sta nella capacità di far convivere l’inverosimiglianza di alcune situazioni vissute da Truman e la straordinaria aderenza della realtà rappresentata ad una società odierna che vive ostentatamente di immagini imperanti. Straordinaria fotografia, bellissime le musiche firmate per buona parte dal maestro Philip Glass. Capolavoro che conferma la teoria secondo cui Hollywood non sempre premia i film più meritevoli (3 nomination, nessun Oscar).

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