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Armageddon. Giudizio finale

Regia di Michael Bay vedi scheda film

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Dom Cobb

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La recensione su Armageddon. Giudizio finale

di Dom Cobb
2 stelle

Nel 1998 un minaccioso corpo oscuro si abbattè sul mondo del cinema: era "Armageddon" di Michael Bay. Al di là delle battute, "Armageddon" è uno dei più tronfi concentrati del modo di intendere il cinema da parte di Bay. Il film, al momento della sua uscita, seguì di qualche mese un'altra pellicola incentrata sul pericolo meteore: "Deep Impact", meno caciarone ma più "sentimentale". Questi due film, tra l'altro, rappresentano un buon esempio di come Hollywood, quando ha un'idea per le mani, spesso la sfutti e la riproponga al pubblico in tutte le salse: l'anno prima, per esempio, era uscito il dittico dei film sui vulcani ("Dante's Peak" versus "Vulcano"), l'anno seguente sarebbe toccato addirittura un trittico ai film su Marte ("Fantasmi Da Marte", "Mission To Mars", "Pianeta Rosso"). In anni più recenti, complice un pubblico adolescenziale lobotomizzato, da "Twilight" in poi storie di vampiri, licantropi e zombie innamorati ne sarebbero arrivate fino allo sfinimento. Il cinema di Bay ha la grande pecca, secondo me, di non avere la benchè minima sfumatura al suo interno: tutti o bianchi o neri, i buoni ed i cattivi tagliati regolarmente con l'accetta, romanticismo e sentimenti da cartolina, patetici ma buoni per tutti i palati. Essendo il "cattivo", in questo caso, un pezzo di roccia proveniente dallo spazio, Bay punta a caratterizzare la squadra di trivellatori mandati in orbita, ma il problema è che li caratterizza troppo per luoghi comuni, per clichè legati anche al physique du role di ogni attore del cast. Così abbiamo Bruce Willis immancabile eroe duro ma generoso, coraggioso e pronto al sacrificio (e dire che Willis sa donare spesso ironia ai propri ruoli, creando personaggi d'azione alla John McClane - suo cavallo di battaglia - ma dimostrando anche di non sfigurare nelle commedie sofisticate - da "Breakfast Of Champions" fino a "Moonrise Kingdom"). Il resto, di conseguenza, è la galleria dello stereotipo: da Ben Affleck coraggioso innamorato della trepidante Liv Tyler (figlia di Bruce Willis, contrario alla relazione: una trovata degna delle migliori soap opera), a Steve Buscemi (in un ruolo puramente alimentare) che gioca a fare lo spiritosone pauroso. Così come è altrettanto "alimentare" e sprecato il ruolo di un altro talento quale Billy Bob Thornton. E poi non mancano padri che si riconciliano con mogli e figli, i compagni di trivellazione di Willis visti come un gruppo di trogloditi simpatici, i tecnici NASA anch'essi sempre trepidanti di fronte alle loro postazioni. Ma il vero capolavoro (s)cult è di sicuro Peter Stormare astronauta russo cencioso, a bordo di una Stazione MIR talmente sgangherata che pare costruita dalla mitica ACME, la celebre ditta dei cartoni animati di Willy Il Coyote. Un particolare: i due shuttle (che partono da una base che ha due rampe di lancio e che, naturalmente, nella realtà non esiste) attraccano alla MIR per effettuare rifornimento (!!): non sapevo che la MIR fosse una pompa di benzina spaziale... Il fatto è che l'intero film risulta costellato da errori "tecnici" e buchi di trama talmente macroscopici e altrettanto ridicoli da fare a pezzi la cosiddetta "sospensione dell'incredulità" di qualsiasi spettatore (un altro esempio eclatante: come fa lo Shuttle superstiste a ripartire dalla meteora senza nemmeno uno straccio di pista di rullaggio? Ma a furia di far esempi del genere si rischierebbe di andare avanti per ore). Di contro, l'apparato degli effetti speciali risulta curato, per un film che ha come unico "motore" della storia le esplosioni in CGI. Troppo poco. Sul piano "sentimentale", non manca la solita scena "à la Bay", con i due immancabili innamorati di fronte all'altrettanto immancabile tramonto. Una scena pateticamente simile Bay era riuscito ad inserirla anche in "Pearl Arbor", polpettone sentimentale spacciato per film bellico, ennesimo mastodontico "mattone" del regista americano. Perciò, "Armageddon" è paragonabile ad un dolce racchiuso in una bella confezione (gli effetti speciali), ma che, una volta assaggiato (trama e personaggi), si dimostra essere rancido.   

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