Regia di Mark L. Lester vedi scheda film
Ci sono film che, lungi dall’essere dei capolavori, si sono erti a manifesto di un genere, e soprattutto di un modo di concepire quel particolare genere.
“Commando”, più della quasi totalità dei film con Stallone e addirittura più di “Danko” (1988), è la quintessenza del divertimento cialtrone e squisitamente trash applicato all’action movie.
È un dizionario di sequenze e battute da mandare a memoria, da antologia del cinema muscolare e spaccone, come ad esempio quella pronunciata da Schwarzenegger prima di buttare uno dei cattivi giù da un dirupo, o il momento del film che lo vede intento a fare spesa di armi e bazooka.
Requisito fondamentale per la realizzazione di pellicole di questo tipo è che durata e trama siano ridotte al minimo. E così è, infatti.
“Commando”, si parva licet, è un po’ come “Frankenstein Junior” (si prenda il suddetto paragone con le pinze, mi raccomando!): un film che non ci si stanca mai e poi mai di rivedere, refrattario all’obsolescenza nonostante saldamente ancorato agli schemi cinematografici (narrativi e visivi) di un’epoca lontana.
Decerebratissimo, ma non per questo becero o stupidotto.
Un indubbio cult movie, da vedere senza fare inutili paragoni con alt(r)i modelli di cinema.
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