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Zio Adolfo in arte Führer

Regia di Castellano & Pipolo vedi scheda film

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La recensione su Zio Adolfo in arte Führer

di Mr Rossi
4 stelle

Quando Adriano Celentano, esaltato dal suo successo di attore e cantante, cercò di imitare Charlie Chaplin o molto più probabilmente Cochi & Renato in "Sturmtruppen". Solo per nostalgici di Celentano.

   Probabile conseguenza del momentaneo successo del film comico “Sturmtruppen” di Salvatore Samperi. Infatti molte situazioni comiche del film “Zio Adolfo in arte Führer” di Castellano & Pipolo sono delle scenette simili a quelle di un fumetto a brevi strisce come quello di Bonvi, girato anche con la scusa di parodiare i documentari storici sul nazismo e i film sulla seconda guerra mondiale che in quel periodo ancora abbondavano nei cinema, per non parlare di certi film “erotici” sadomaso di ambientazione nazista de-generati da "Il portiere di notte" della Cavani, un film di livello più alto e serio di certe sue pessime imitazioni da due soldi. Per qualche regista di scarsa fantasia il film comico di Samperi, seguito da un secondo capitolo meno visto del primo, fu una comoda scusa per riproporre i già visti film di barzellette sui militari, dove l' unica differenza erano le uniformi indossate dagli interpreti. 

 

  Se il fumetto di Bonvi e le sue meno riuscite versioni cinematografiche volevano essere una presa in giro del militarismo il film di Celentano va a prendere per i fondelli un famigerato personaggio storico gia di per se sputtanato in eterno. Se con questo film i due registi e sceneggiatori hanno toccato il fondo per mancanza di idee nuove, anche se contavano sulla popolarità dell' attore cantante, forse ha fatto di peggio Enrico Montesano in un altro film comico più casereccio sulle vicende di un improbabile figlio illegittimo di Hitler nato a Roma e ospitato da adulto in Germania da un gruppo di vecchi nostalgici. Ovviamente, in entrambi i casi, siamo molto lontani dal film di Charlie Chaplin e da certi film di Mel Brooks. A scanso di equivoci, in questo finto documentario storico-comico il cosidetto Fuhrer (Capo) della Germania nazista Adolf Hitler non è lo zio di nessuno, tantomeno di Celentano, protagonista nel doppio ruolo dell' impassibile prestigiatore Hermann che uccide le sue vallette durante i suoi numeri a teatro, subito notato dalle camicie brune naziste e arruolato nelle SS e dell' ingegnoso quanto maldestro attentatore anarchico Gustav che cerca invano di uccidere il Fuhrer con marchingegni vari, due gemelli antagonisti che quando si incontrano si sfidano alla roulette russa, anche se uno di loro sa che la rivoltella è scarica. Dopo la morte di Hitler e la guerra finita e persa per la Germania, Hermann e Gustav si ritroveranno ancora faccia a faccia per ripetere lo stesso "gioco mortale" ma Gustav intuisce che nel revolver del fratello non c'è mai stato nessun proiettile. Le loro ultime parole tra di loro sono queste: "L' ho fatto per il tuo bene, perché solo morendo più volte si diventa dei veri uomini - Ma lo sai che sei stronzo?". Tornato al suo vecchio mestiere di prestigiatore assassino, Hermann viene intervistato da una giornalista sul suo recente passato di ufficiale delle SS, che definirà sbrigativamente "Una ragazzata di tanto tempo fa" anche se sono passati solo due mesi e mezzo dalla fine della guerra.

 

   La cantante Amanda Lear compare soltanto in un breve siparietto musicale da varietà televisivo della domenica dove imita Marlene Dietrich cantando in mezzo a un pubblico di soldati tedeschi entusiasti con i wurstel nei piatti che si muovono. Gli altri attori secondari, come l’ allora giovane esordiente Claudio Bigagli, interpretano delle brevi storielle di contorno scollegate da quelle di Celentano, che ovviamente si fa notare su tutti per il suo estro mimico da clown scimmiesco alla Jerry Lewis, anche di più del famigerato fondatore del nazismo, spesso impersonato giovane o adulto da attori sosia quando non è sostituito da quello vero ridoppiato. L' insieme ricorda vagamente "La primavera di Hitler", quella grottesca sceneggiata d' ambientazione nazista di uno dei primi film di Mel Brooks ("Per favore non toccate le vecchiette") roba da fiasco garantito ideata da due impresari teatrali fraudolenti per far chiudere un vecchio teatro ma in questo film di Castellano e Pipolo siamo molto di più dalle parti del citato "film fumetto" di Samperi, con un cast di sconosciuti (Celentano a parte) per niente adatti a indossare delle uniformi tedesche, come Bigagli, che al massimo poteva fare un militare del Regio Esercito Italiano come nel film "Mediterraneo" di Salvatores.

 

   Un altro film fatto su misura per “Il Molleggiato” convinto di piacere ai suoi fans in tutte le salse ma Celentano come ufficiale tedesco è credibile come lo sarebbe stato Pozzetto nei panni di un ufficiale dei marines americani, un attore cantante fuori parte in un film comico demenziale senza senso e di pessimo gusto, che altro non è che una grossolana presa in giro del nazismo dove il fine giustifica i mezzi piuttosto scarsi, anche se Hitler e compagnia brutta non hanno mai fatto ridere molto, nonostante qualche tentativo cinematografico più o meno riuscito di ridicolizzarli. Il principale interesse di Celentano era il Rock and Roll e non la storia contemporanea ne tantomeno la satira politica, tanto che questo film veniva presentato nei foglietti delle programmazioni con lo slogan "Dai Adriano facci ridere ancora!". C'è sempre da chiedersi se è:giusto fare dell' umorismo su dei personaggi così tremendamente seri e malvagi come Hitler, anche se il nazismo e i suoi tristemente famigerati orrori hanno dato tanti spunti a tanti registi di film di vario genere, rendendo inevitabile che prima o poi si cadesse nella farsa comica e nella più cinica speculazione commerciale, sconfinando anche nel genere "erotico" più commerciale. D' altronde Celentano come attore ci ha provato anche con un dramma storico milanese, un film sentimentale con Sofia Loren ambientato in ospedale e delle più grottesche commedie popolari romanesche girate sempre in costume d' epoca.

 

   A distanza di tanto tempo ormai la questione importa poco allo spettatore, specialmente se giovane e figlio di generazioni non coinvolte nei tragici fatti di un passato ormai remoto e dimenticato, specialmente se si tratta di vedere un film comico senza capo ne coda dalla comicità molto variabile. Tanto per fare un esempio, nella scena di un dialogo a tu per tu tra Hitler e il capitano delle Waffen-SS Celentano a proposito di un gerarca nazista calunniatore, si rasenta un umorismo da scuola elementare. In altre gags si va verso il demenziale e l' ironico-metaforico da cinico humor nero più angloamericano che italiano, per esempio in un altra breve scena il nazismo è rappresentato da un pedofilo stupratore di una bionda bambina tedesca in un bosco, con tanto di svastica sull' arma del delitto. In un altra scenetta l' ufficiale delle SS Hermann Celentano gioca a poker con il conte Dracula, il mostro di Frankenstein e il dottor Jeckyll per poi andare a letto con una iena dello zoo ma certi personaggi fuori luogo si erano già visti nella citata commedia di Samperi. Altre brevi gags storiche sono molto superficiali, come quella in cui compare l' asso degli assi dell' aviazione tedesca della prima guerra mondiale abbattuto nel 1918 detto Il Barone Rosso, resuscitato per l' occasione ma non siamo ancora al livello più basso di certi film di barzellette da caserma come "Kakkientruppen" di Marino Girolami. Malgrado tutto "Zio Adolfo in arte Fuhrer" fu comunque un discreto successo al cinema, tanto che venne pubblicato un libro scritto dai due registi con lo stesso titolo. Visto oggi è consigliabile solo ai nostalgici di Adriano Celentano e quelli di Adolf Hitler lascino pure perdere perchè questo film non è roba per loro. 

 

Considerando il soggetto e avranno avuto sicuramente più fortuna quelle più spensierate commedie con Celentano interprete di "bellissimi burberi e bisbetici" innamorati pazzi e domati da più giovani belle donne, questo è poco ma sicuro. Più interessanti di tante brevi scenette comiche di cinico umorismo angloamericano più o meno riuscite, sono le interviste su Hitler rivolte ai passanti nelle ultime scene del film. In mezzo a qualche ignorante di ambo i sessi che dice la sua: “Hitler era un grande condottiero, magari ce ne fossero oggi di tipi così.- Ma stò Hitler è un personaggio dei fumetti?! - Sarà stato un uomo freddo e spietato ma forse a conoscerlo meglio, non so...” si nota un signore di mezza età che risponde così: “Hitler è morto? Sarà ma non ci credo. Hitler è sempre pronto a ricomparire in ogni parte del mondo e allora bisogna stare attenti, vigilare”. Un altro giovane intervistato si limita a dire che Hitler era solo un pazzo megalomane, niente di più che un soggetto da manicomio. Anche in questo film a tema nazista, pur essendo una farsa comica di grana grossa, non manca la lezione morale finale allo spettatore. 

 

   La dicono lunga anche i manifesti del film, che mostrano l' attore protagonista nelle vesti di un improbabile figlio "naziamericano" di un ufficiale delle SS con tanto di mappamondo e foto ritratto del padre in divisa, che sembra voler dire "Ma chi lo conosce questo qui?!". Un altra versione meno demenziale mostra solo Celentano con in testa un berretto a visiera da ufficiale delle Waffen-SS che si allontana da Amanda Lear salutando militarmente con la mano (ma quelli non alzavano il braccio destro?). Chi guarda quei due manifesti a colori può solo domandarsi: "Ma che c...o c' entra Celentano con i nazisti?!". Infatti "Zio Adolfo in arte Fuhrer" può sembrare uno dei film più assurdi dell' allora famoso attore-cantante, anche se negli anni seguenti interpreterà anche dei film peggiori, dei sonori fiaschi come certi suoi one man show televisivi più recenti. Vedere per credere.

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