Regia di David Lynch vedi scheda film
Per queste Strade perdute passa tutto il cinema di David Lynch. Troviamo l'orrore puro, quello mai visto da nessuna parte se non guardando dentro noi stessi; assistiamo a grotteschi scoppi di follia, provocazioni celate dietro la settima arte che sfogano qualcosa di nuovamente interiore, violenza latente. Contempliamo inquadrature pregne di significato, o almeno, quadri distorti che qualche simbolo sembrano celare: sono simboli nascosti dietro le forme di belle donne, quella passione per la vita (e per il noir) che scaturisce dal fumo di una semplice sigaretta. Il sogno, l'irreale, si scontra con l'incubo, la realtà: le brame amorose incontrano l'impotenza e la debolezza della carne si specchia nell'inevitabilità della vecchiaia. Il cinema di Lynch non rinuncia mai alla fantasia e alla bellezza, ma non intinge il proprio pennello nella gioia ma dentro le concrete miserie della vita terrena. Ancora, abbiamo una storia che appare immensa, seppur essa non esista e sembri iniziare da qualunque punto vogliamo guardarla; si può impazzire o arrendersi davanti a questo vortice di sabbia che ci inghiottirà comunque. E' un fosco racconto che ci porterà su un mondo parallelo, dilatazione degli istanti prima di essere freddati sulla sedia elettrica. Quest'universo efferato è racchiuso dentro uno scrigno ambrato, più grezzo del diamante rifinito che sarà Mulholland Drive, proprio per questo sincero come una lama ben affilata seppur arrugginita: mai luccicante come un proiettile ma capace di colpire a fondo come nient'altro.
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