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Strade perdute

Regia di David Lynch vedi scheda film

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La recensione su Strade perdute

di scapigliato
8 stelle

Torna al cinema che conta inauguranto un dittico sulla doppiezza (mora e bionda), di cui questo primo capitolo è il più oscuro e più inquietante. Lasciate ogni speranze o voi che v’apprestate a decifrare e interpretare un film di Lynch, al meno uno di questi nati apposti per essere altro. Lui, il regista, è un compositore si sa, non ci dobbiamo stupire se dirige le immagini con la stessa sintonia di una musica. L’inquietante, in David Lynch, è lo sguardo, è quello che lui stesso vede e che ci fa vedere. I suoi volti ormai celebri, di una deformità grottesca e non per forza fisica come “The Eleohant Man”, sono i segni di un viaggio misterioso, che non ha quindi coordinate chiare e precise, borghesi o che altro, ma ha quanto di più strano possa esserci. Ecco, i film di Lynch possono soltanto interpretare dai segni, e non tanto dalla trama, che fortunatamente si può dire non esserci. L’unico parallelo che ci può dipanare il groviglio di enigmi visivi e diegetici, è pensare a questo: come rappresentare il labirinto misterioso che ogni uomo porta dentro di sé? Ecco, forse Lynch lo sta proprio rappresentando.

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