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1997: Fuga da New York

Regia di John Carpenter vedi scheda film

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La recensione su 1997: Fuga da New York

di Ascasubi
9 stelle

Nemmeno i rotolini di grasso degli scagnozzi, nemmeno i loro torsi villosi inficiano quel senso di esaltata aderenza alla realtà parallela qui proposta: nessun dubbio il film di Carpenter rimane un indiscutibile Cult e punto di riferimento per autori e registi successivi (persino post 1997!).

Eppure gli ingredienti per una discesa negli inferi del patetico erano presenti: il protagonista con la benda da pirata e canotta coatta, la lotta con la mazza ferrata, il pericoloso confronto bianco contro nero, l'inseguimento in macchina, l'azzardo di narrare un futuro troppo alla portata della nostra anagrafe. Elementi pericolosi solo potenzialmente, soprattutto per un artista a tutto tondo come Carpenter che forgia una colonna sonora magistrale unendo qualità e quantità - una delle migliori di tutta la storia del cinema -, ritmi serrati, dialoghi affascinanti, essenziali e mai stucchevoli, location suggestive e credibili.

Come non provare un brivido, come non sperimentare reiteratamente il fenomeno della pelle d'oca quando "The Duke arrives", come non provare un senso di soddisfazione quando la folla voltabandiera acclama Jena, come non farsi coinvolgere dalla paura dall'ansia ansia per la folle corsa sul ponte minato. 

Tutto sembra girare come un'orologio svizzero pieno di rubini, ogni scelta sembra felice e definitiva, specie quella attoriale: Kurt Russell è una forza (oltrechè un luckystrike...), Lee Van Cleef mantiene il suo aplomb grave e determinato, Ernest Borgnine assolve grandiosamente al compito di impersonare un personaggio mediocre e bonario, Isaac Hayes, monolitico nel suo ruolo di supercattivo dalle poche parole, appare come un'automa inarrestabile (che invenzione quella del tic nervoso quando si trova alla guida dell'auto, come una forza interiore che va tracimando...).

Un opera fin troppo ben riuscita e fortunata per avere epigoni che riescano anche solo a sfuggire al ménage del supercafone; perchè il rischio è effettivamente questo fare di tutt'erba un fascio con ciò che ne è scaturito in seguito.

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