Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Non è una commedia, non è un film drammatico, insomma non è un genere di film che ti aspetti da quegli attori e da quel regista. Anche la storia di per sé è banale, ma la salvano i dialoghi e chissà se sono tutta farina del sacco di Damon e Afflec. La paura di amare, di essere vulnerabili, di fallire per aver osato, di perdere per aver posseduto, appartiene a molti esseri umani e se si sceglie di uscire dalla biografia sceneggiata, in tanti si possono ritrovare nell'isolamento di Will, ma anche in quello del suo psicologo o del professore premiato in calcolo combinatorio. Questo basta a renderlo un buon film? No, non credo. Ma è sufficiente a fartelo vedere e rivedere e rivedere. Per il resto, non so se la bravura sia più degli interpreti o dei doppiatori italiani. Detto ciò, la figura per me più interessante, soprattutto come interpretazione, è quella della fragile fidanzata di Will.
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