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Qualcosa è cambiato

Regia di James L. Brooks vedi scheda film

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La recensione su Qualcosa è cambiato

di VictorVenturelli
7 stelle

Nella sua apparente metodicità e sicurezza si nascondono grandi fragilità, dubbi interiori e traumi nascosti: la paura di stare troppo a contatto con il mondo, il terrore di potersi “infettare” attraverso le relazioni con la gente comune, un senso di solitudine e misantropia che provocano tic incontrollabili e alquanto bizzarri.
Questo è Melvin Udall, scrittore nevrotico che nutre un’insana diffidenza verso la realtà che lo circonda e soprattutto verso le persone; sono proprio queste ultime soggetti incolpevoli dei suoi scatti d’ira e delle sue frustrazioni.
Un odio verso tutto e verso tutti che ha bisogno di essere placato, forse capito.
Ed è proprio quando nella sua vita entreranno a far parte due persone che Melvin sembrerà cambiare, tornare alla normalità e alla piena consapevolezza che il suo posto nel mondo lo aspetta.
Due incontri, due persone che, per quanto diverse, nutrono un sincero sentimento nei suoi confronti: la prima è una cameriera che gli offre una via di fuga da quel modo di vivere che lo pone come una pecora nera della società; la seconda è la figura di un vicino di casa omosessuale che gli affida il compito di accudire il proprio cagnolino durante la sua degenza a causa di un’aggressione subìta.
Una metamorfosi morale quella del cinico e insensibile uomo che, grazie alla sublime performance di Jack Nicholson (per cui vinse l’Oscar e già celebre grazie a pellicole come Chinatown -1974-, Shining -1980-, Codice d’Onore -1992-), viene a delinearsi con particolare eleganza durante la pellicola.
Attore americano che deve ringraziare la presenza nel cast di una formidabile Helen Hunt (anche lei vinse l’Oscar come migliore interprete femminile protagonista per il ruolo) che mostra l’umanità di una donna che, seppure la vita non gli riservi troppe gioie (condizioni economiche non agiate e la salute precaria del proprio figlio), è in grado di donare se stessa per ciò che ama e di sciogliere l’apparente cuore di ghiaccio dello scrittore.
Da aggiungere ai due attori protagonisti la buona prova d’attore di Greg Kinnear (visto in Sabrina di Sidney Pollack nel 1995) nel ruolo del gay sensibile e capace attraverso la propria sincerità e riconoscenza di rendere evidente al protagonista la necessità di avere degli amici a cui affidarsi.
Una commedia sentimentale che, grazie allo studio attento dei dialoghi, riesce ad entrare nello spettatore; un amore vero, gratuito fra tre persone completamente differenti, con stili di vita alquanto diversi. Ed è proprio nella caratterizzazione dei personaggi che la pellicola trae il suo punto di forza, facendoci appassionare e sperare fino alla fine che scoppi l’amore fra lo scrittore e la cameriera, due realtà a confronto mediate dalla figura neutrale, ma alquanto vera e intrisa di umanità, dell’omosessuale.
Un inno alla vita, un monito a non lasciarsi prendere da quella malata solitudine e depressione che possono portare a perdersi il meglio di ciò che ci sta intorno, dagli ambienti agli affetti più cari.
Insomma una rinascita quella dello scrittore Melvin Udall (già con il personaggio Jack Torrance in Shining Jack Nicholson aveva interpretato il ruolo di un romanziere) che, per quanto possa irritare il pubblico per i modi bruschi e maleducati, ci porterà ad assaporare l’evoluzione del suo personaggio in primis, ma non solo, ponendoci di fronte alla disarmante certezza che qualcosa è cambiato.

 

scritto da Victor Venturelli

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