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Oggetti smarriti

Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film

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La recensione su Oggetti smarriti

di maurizio73
7 stelle

La Stazione Centrale quale ideale luogo di transito di esistenze precarie alla disperata ricerca di una impossibile felicità: B. sincronizza gli studiati contrattempi del destino nelle schermaglie amorose tra una donna insoddisfatta e la fascinosa nemesi di una coscienza maschile che fa capolino dall'infanzia di sogno di un'Estate senza tempo.

In viaggio da Milano a Roma, per raggiungere la sua piccola Daniela in visita alla nonna materna che vive nella capitale, la bella Marta perde prima un aereo a causa delle apprensioni del marito e quindi un treno per sfuggire alle attenzioni dell'amante. Rimasta da sola nella Stazione Centrale del capoluogo meneghino, l'incontro con il fascinoso ed enigmatico amico d'infanzia Werner la tratterrà in un limbo di indecisioni e tentennamenti che faranno maturare in lei il triste bilancio di una vita di rinunce e la consapevolezza di una personalità priva di coraggio.

 

 

Al suo secondo lungometraggio di finzione, dopo la confusione generazionale di Berlinguer ti voglio bene e prima della resa dei conti del feroce idealismo di Segreti segreti, Giuseppe Bertolucci abilita la sua vena grottesca e poetica con questo esercizio di stile che declina le riflessioni critiche sulla prigionia sociale della vita borghese e le afflizioni emotive dei suoi ruoli prestabiliti, con un racconto di ordinario smarrimento dell'identità in bilico tra nevrosi familiare e catarsi esistenziale, mettendo in scena la tragicomica pantomima di un recupero del rimosso attraverso l'allegorico rendez-vous con la fantasmatica presenza di un ritrovato amore di gioventù. Eleggendo l'eleganza Liberty della Stazione Centrale quale ideale luogo di transito di esistenze precarie alla disperata ricerca di una impossibile felicità, Bertolucci sincronizza gli studiati contrattempi del destino nell'imbastire le schermaglie amorose tra una donna insoddisfatta e la fascinosa nemesi di una coscienza maschile che fa capolino dall'infanzia di sogno di un'Estate senza tempo, giocando a rimpiattino con lo spettatore tra la rappresentazione intelleggibile di una realtà del possibile e le funzioni simboliche di personaggi d'autore in cerca di un soggetto (la tossica che fa da mediatrice, l'inserviente che organizza un'alcova, l'angelo salvatore di un reietto danaroso, la donna in fuga da se stessa in cerca della propria identità). Un teatro dell'assurdo e del tragico che se da un lato si avvale della elegante ambiguità dei dialoghi e della sconcertante duplicità delle situazioni, dall'altro non manca di una stravagante astrazione nella rappresentazione di una realtà che contamina con una certa casualità grottesco e onirico, esistenzialismo e allegoria, drammatico e satirico, e finendo per riproporre le farneticazioni solipsistiche di una folie à deux che richiama intenzionalmente l'irrazionale e irredimibile nichilismo del cinema di Andrzej Zulawski. Significativi a tal proposito, oltre al coup de theatre di un suicidio annunciato, anche la consegna all'apposito ufficio oggetti smarriti di un effetto personale quale contraltare di una volontaria rinuncia alla propria identità sociale (si consegna la borsa perchè si perde la donna) ed il ritorno alla realtà (ed alla sua prigionia famigliare) dell'allarmante richiamo di un antifurto domestico che suona come le sirene del destino nell'apocalittico finale di una rassegnata fine dei giochi (Possession). Una Mariangela Melato di travolgente bellezza che surclassa in bravura perfino l'irridicubile istrionismo del teutonico Ganz, Laura Morante nella conturbante freschezza del suo esordio ed un Renato Salvatori che mostrava già stampati in viso gli impietosi segni del suo tragico declino. Bella la colonna sonora Jazz di Enrico Rava ed alcune hit di cantautori italiani che sottolineano adeguatamente le malinconiche suggestioni dei temi e dell'ambientazione.

Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 1980, sembra non sia disponibile in versione Home Video. Chi vuole, intanto, puo' trovarlo qui: Oggetti Smarriti.

 

"Marta ha due uomini, ma non ama nè l'uno nè l'altro. Ecco la sua malattia. Il primo è uno qualunque, completamente normale, ma si crede pazzo. L'altro invece è pazzo ma si crede normale. Marta è normale normale, ma ha i giorni contati...sì, sta' per impazzire. Anch'io ho i giorni contati."

 

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