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Io la conoscevo bene

Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film

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La recensione su Io la conoscevo bene

di teaestefano
8 stelle

Quante ragazze, ieri e ancor più oggi, possono rientrare nel personaggio della Sandrelli? Molte, moltissime. La protagonista, infatti, vive seguendo solo l'istinto, sempre in superficie, alla continua ricerca di un effimero successo in ambienti di squali e ingannatori, ha bisogno dell'amore vero e duraturo, ma cade sempre fra le braccia di personaggi falsi ed egoisti, che vogliono solo il solo il suo corpo per una notte. Viene poi umiliata nel modo più disgustoso ma lei lo percepisce appena, e quando incontra di nuovo il tanghero gli fa un dolce rimprovero e gli molla subito un bacio, mentre quello se la ride sotto i baffi. Solo nella scena dell'albergo il fendente sembra ferirla più del solito, ma non ha la forza di schizzargli in faccia il Martini e mollargli un ceffone. Anzi, nasconde la sua sofferenza e gli fa un umiliante favore. Sballottata da un letto all'altro, finisce per restare incinta e qui Pietrangeli, non so se al di là delle sue intenzioni, gira l'episodio dell'aborto in modo assolutamente agghiacciante, proprio per il cinismo e la spietatezza degli individui che vi operano. La perfida donna, pregustando il lauto compenso, smonta a poco a poco tutti gli scrupoli dei lei, e le promette fama e successo in cambio di quell'orrore, come a molte altre ragazze è già accaduto. Poi arriva l'ancor più cinico dottore, come per togliere una verruca... Quantunque viva come un manichino, il cuore che tutti abbiamo è comunque lì sotto la cenere e la verità della sua vita finisce per emergere in alcuni momenti, come quando piange, per niente o per tutto, col trucco che le cola sul viso, o ancora nell'ultima scena. Il film non ha una trama vera e propria, ma è molto efficace nel tracciare il ritratto di una donna di allora come di oggi, che procede sulla via dell'autodistruzione quasi senza accorgersene. Da un letto all'altro, cercando l'amore dove non c'è, finisce per non riconoscere l'unico che veramente la ama e la rispetta quando questi l'avvicina (il ragazzo dell'autorimessa). Molto riusciti sono anche i personaggi di contorno: da Manfredi, a Tognazzi, ad Adorf. Si perdonano volentieri un paio di canzoni di troppo e qualche pubblicità neppure troppo occulta (Motta, Marlboro). Perdono anche l'acredine anticlericale del regista, che si vede nella scena del prete (disgustoso: panciuto, libidinoso, che non si toglie il cappello neanche per fare il pervertito) che si spupazza una ragazza nel motel, messa lì fuori contesto e cucita addosso al film.

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