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M.A.S.H.

Regia di Robert Altman vedi scheda film

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Stefano L

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La recensione su M.A.S.H.

di Stefano L
8 stelle

 

Rivoluzionaria, anarchica, irriverente, rocambolesca, politicamente scorrettissima; la pellicola di Robert Altman è veramente unica nel suo genere. Il regista, onde evitare polemiche sulla natura lontana dallo sciovinismo americano, invece di puntare il dito direttamente verso il conflitto in corso (quello del Vietnam del Sud) ambienta la vicenda durante la breve ma ugualmente dissennata lotta armata in Corea (siamo nell'autunno del '51), e ne mette in primo piano le "traversie" degli sguaiati chirurghi del "Mobile Army Surgical Hospital", efficenti nella loro attività, sebbene completamente indisposti a piegarsi al rigidissimo e bigotto sistema burocratico che imperava tra le gerarchie militari: perché in una condizione squilibrata come quella della guerra, la salace normalità sembra l'unica tragressione che ci si possa realmente concedere, quindi meglio infischiarsene e tirare avanti... Prima che diventasse l'iconica e popolare serie televisiva con lo stesso nome, “MASH” era un classico della commedia nera che diede vita al movimento New Hollywood degli anni '70. Un exploit divertente, audace e grottesco, e allo stesso tempo creativo e sovversivo, dispiegato in uno stile originale; uno spaccato davvero stravagante e insolito. Strutturalmente, il lungometraggio, non segue una linea narrativa definita, limitandosi a raccontare tanti ameni episodi. La direzione di Altman si mostra brillante: zoom e primi piani e conferiscono alla rappresentazione un aspetto alacre, grintoso e tuttavia “postribolare”. Inoltre l’autore americano ha una bravura fuori dal comune nel saper collegare perfettamente i vari segmenti, e spesso, grazie alla sua maniera in contrapposizione con il protagonismo ed il centralismo degli attori, tipici di una Hollywood sempre più fossilizzata sulla glorificazione dello star system, propone una messa in scena ingegnosa capace di rompere gli schemi della caratteristica farsa, esponendo situazioni che fanno letteralmente scompigliare dalle risate: come nel frangente dell'"ultima cena" con tanto di falso funerale in occasione della scoperta della presunta omosessualità del dentista Cassiodoro, o nel pezzo in cui viene drogato un giocatore di rugby al fine di vincere la partita di football contro il generale Hammond. Formidabile anche l’intero cast, di cui prendono parte un Elliot Gould spassosissimo, e il sublime Donald Sutherland. Ovviamente non sono da meno le performance di Gary Burghoff e delle esuberanti Sally Kellerman (Major “Hot Lips” O'Houlihan) e Jo Ann Plug (tenente Dish), sebbene qualcuno possa storcere il naso per alcune gags improntate ad un certo machismo piuttosto manifesto. Lo spettacolo però si palesa così trascinante ed inebriante nell’esposizione corale che le lacune passano tranquillamente in secondo piano. 

 

 

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