Espandi menu
cerca
Insoliti criminali

Regia di Kevin Spacey vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Dom Cobb

Dom Cobb

Iscritto dal 28 giugno 2012 Vai al suo profilo
  • Seguaci 23
  • Post -
  • Recensioni 136
  • Playlist 7
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Insoliti criminali

di Dom Cobb
7 stelle

"Albino Alligator" rappresenta il debutto di Kevin Spacey nelle vesti di regista cinematografico. Bisogna dire che Spacey non ha dato un vero e proprio seguito a questa sua nuova veste registica, visto che è tornato dietro alla macchina da presa solo in un'altra occasione, cioè nel 2004 con il film "Beyond The Sea", dove lo stesso Spacey ne era il protagonista nei panni del cantante Bobby Darin. Nel caso di Albino Alligator, Spacey parte da un plot di genere - una storia a metà tra il noir ed il thriller di ambito poliziesco - per poi invece concentrarsi sui caratteri dei personaggi che si incontrano e si scontrano all'interno di uno spazio angusto. Una notte a New Orleans tre criminali di piccolo cabotaggio (Matt Dillon, Gary Sinise e William Fichtner) tentano un furto all'interno di un magazzino; già da subito si capisce che si tratta di bassa manovalanza del crimine, in quanto i tre - regolarmente - fanno scattare l'allarme per poi darsi alla fuga in auto. Si imbattono in un'operazione dell'FBI per la cattura di un trafficante d'armi canadese e, scambiati per quest ultimo, investono un agente e ne ammazzano altri due provocando un incidente stradale. Già dentro l'abitacolo dell'auto Spacey mette in mostra come fra i tre insoliti criminali regni il disamore, con il rinfacciarsi - con rabbia - a vicenda le rispettive colpe nonchè la sciagurata idea di incidentare l'auto dei federali; Spacey gira la scena dell'incidente al ralenty e, curiosamente, riprendendola dall'alto e mettendo volontariamente fuori sincrono l'audio con il girato, per enfatizzare e rendere drammatico quello che sarà l'inizio di una notte da incubo non solo per i tre delinquenti, ma anche per molte altre persone. Dillon, Fichtner e Sinise (ferito piuttosto seriamente nell'incidente) si rifugiano all'interno di un bar posto nel seminterrato di una casa: il classico locale nostalgico usato come "speak easy" ai tempi del proibizionismo. Qui facciamo la conoscenza del resto del cast: Faye Dunaway e suo figlio Skeet Ulrich sono clienti abituali, un altro amico del proprietario è interpretato dal compianto John Spencer, il proprietario è l'attore Emmett Walsh, mentre seduto ad un tavolino c'è il silenzioso cliente interpretato da Viggo Mortensen. Insomma, Spacey si affida ad una squadra di nomi veramente validi ed infatti ogni attore del cast riesce a dare una giusta connotazione, una caratterizzazione precisa al proprio personaggio. Armi alla mano, i tre rapinatori prendono in ostaggio tutti e subito si capisce quanto la situazione sia praticamente ingestibile: il "leader" del terzetto sarebbe Matt Dillon; dico "sarebbe", perchè Dillon è bravissimo nel mettere in scena un personaggio troppo emotivo ed ottuso, che vorrebbe subito mettersi a sparare anche perchè mal consigliato dal personaggio di Fichtner, il quale è il vero "cattivo" della storia: il suo personaggio unisce all'arroganza anche una mal celata violenza sempre sul punto di esplodere e che provocherà più di una vittima. Gary Sinise è il vero "cervello" della banda (nel film è anche il fratello di Dillon) ma i suoi due ignoranti compagni di malefatte lo trattano spesso con sufficienza e dispezzo; Sinise è altrettanto bravo , grazie alla sua recitazione minimale, a rendere i chiaroscuri di un personaggio perdente e destinato - altra malefica decisione dei suoi due "amici" - ad essere usato come capro espiatorio. Il titolo originale, difatti, allude ad una metafora - raccontata da Fichtner - nel quale gli alligatori albini vengono sacrificati dagli altri alligatori "normali" per poter salvare il branco da eventuali pericoli: inutile dire che il personaggio del povero Sinise rappresenti "l'alligatore albino" della situazione.

I tre insoliti criminali Matt Dillon, Gary Sinise e William Fichtner.

Faye Dunaway capisce la pericolosità e la dabbenaggine dei tre criminali e cerca di farli ragionare invano, mentre la tensione all'interno del locale sale ed i tre sequestratori prendono decisioni avventate, pressati anche dalla polizia che, giunta in forze e sotto il comando del nervoso Joe Mantegna, prepara un'irruzione con le teste di cuoio. Mantegna è l'ufficiale di polizia che ha il comando delle operazioni e viene tratteggiato come un uomo spigoloso ma caparbio, un "mastino" che sa, per esperienza, che non esistono alternative per sbloccare la situazione. Proprio a Mantegna, poi, spetta l'unico momento ironico del film, quando con i suoi modi apparentemente seri ma sornioni, rovina il servizio ad una spocchiosa giornalista giunta sul posto. In preda alla disperazione, nel bar si prendono decisioni drammatiche: Sinise, capendo che anche il fratello vorrebbe consegnarlo alle autorità come merce di scambio, preferisce suicidarsi tagliandosi le vene, Fichtner vorrebbe uccidere tutti i presenti e, non ultimo, si scopre che proprio il personaggio di Viggo Mortensen (viscido nei suoi modi apparentementi calmi) è il famigerato trafficante d'armi canadese inseguito dai federali. Solo pochi alla fine si salveranno grazie ad un tacito (e diabolico) accordo per cui non vi sono nè vincitori nè vinti, nè buoni o cattivi, ma tutti più o meno colpevoli.

Spacey è sempre stato legato a doppio filo al teatro, a cui sta dedicando buona parte della sua carriera nel corso di questi anni (è, tra l'altro, direttore dell'Old Vic di Londra) e questo film, data l'unità di tempo e di spazio, si può prestare benissimo anche ad una rappresentazione dal vivo su di un palco. Spacey rinchiude un gruppo di persone - più o meno rispettabili - all'interno di uno spazio angusto e fa esplodere le tensioni ed il lato oscuro di ogni carattere. Insomma, un film che deve la sua riuscita al lavoro di cesello del cast - veramente in forma - e della mano registica attenta (nonchè teatrale) dello stesso Spacey. Una curiosità: il film venne presentato con successo al Courmayeur Noir In Festival 1996, da cui uscì come vincitore (premio Mystery come miglior Film), ma qui da noi venne fatto uscire a giugno inoltrato dello stesso anno, assieme ai fondi di magazzino di fine stagione. Ancora oggi, difatti, rimane un film non particolamente conosciuto, che merita di essere riscoperto.

Locandina italiana.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati