Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Ci si avvicina e ti ritrovi in uno stato di agitazione. Una condizione che ti appompagna barbaramente per tutta la durata del film, da quella discesa visionaria e incantevole dei conquistadores, sino a quei movimenti di macchina che ritraggono una zattera ridotta a brandelli e sopra un folle, le cui brame schiacciano per monumentalità le ambizioni di conquista di Napoleone.
Pensa Herzog e dirige Herzog. Aleggia sino a che non trova una sua casa. Si stabilizza cosi a mezz'aria come la roccia nel "Il castello dei Pirenei" di Magritte, la sua natura è permanenza e la sua aggressività è sublime.
E' tutto un gioco tra l'uomo e la natura. Un gioco di sguardi, sguardi continui, sguardi romantici che sfociano in una forza distruttiva, vorace, che si nutre di membra, quale la natura. Una natura che ammalia, una natura che danza e canta ma che allo stesso tempo decentra l'uomo da se stesso, lo solleva e lo catapulta dallo stato abituale nel quale respira in uno nel quale l'anima comincia a respirare affannosamente, non distingue ciò che è tangibile da ciò che solamente immagina, annega sporco,nel modo più crudele, senza un briciolo di considerazione, in questa Giungla seduttrice, arcaica, alba di tutto.
Giudizio finale:9.5
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