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Fratelli

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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Govinda

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La recensione su Fratelli

di Govinda
10 stelle

Uno dei rari esempi in cui il titolo italiano è azzeccato e sottolinea, come il titolo originale, che non è il contesto malavitoso ad essere centrale mentre lo è quello affettivo/familiare.
Il nucleo intorno al quale si sviluppa la vicenda è quello delle radici familiari, da cui non sempre l’individuo riesce a svincolarsi procedendo verso un percorso di autonomia, in questo caso infatti i protagonisti sono totalmente avviluppati da vischiosi legami ereditari.
L’equilibrio che i fratelli avevano costruito in parte come difesa alla forte autorità paterna, violenta ed anaffettiva, crolla quando viene meno uno di loro. Non sono sufficienti contenitori esterni come le proprie famiglie (mogli e figli), la religione o il lavoro (la gang mafiosa) ad arginarli dal baratro di una profonda crisi esistenziale, perché nulla di tutto ciò sembra appartenergli veramente.
Suppongo sarebbe successo lo stesso anche a ruoli invertiti. Le tre personalità si supportavano vicendevolmente e solo insieme potevano reggere, nessuno di loro aveva una propria completa identità ma solo derivazioni di caratteristiche paterne; il più grande la razionalità e la durezza del comando, il più piccolo la spontaneità e la spensieratezza, il secondo il tentativo mancato di una mediazione tra i due.
Fatta questa doverosa premessa è necessario evidenziare che con questo a Ferrara è riuscito un capolavoro!
Lontano da qualsiasi definizione che ne limiterebbe la portata, il contenuto è tradotto in puro linguaggio cinematografico, mai banale, mai ripetitivo, mai didascalico ed estremamente personale. Lo stile ricerca l’essenziale, senza divagazioni né abbellimenti, si avvicina (alla lontana) all’ultimo Melville, il ritmo sommesso potenzia l’intensità delle azioni, l’equilibrio narrativo bilancia senza negare i contrasti e le contraddizioni sofferte da ogni essere umano e da ogni gruppo sociale.
Nonostante per me sia un po' troppo americano come quasi tutti gli italo-americani, questa volta (e non solo questa) il talento di Ferrara mi ha convinto.

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