Regia di Luigi Di Gianni vedi scheda film
Nell'entroterra potentino, inerpicato sui monti c'è il santuario della Madonna di Pierno. Qui ogni anno, per Ferragosto, tantissimi abitanti del circondario si recano a chiedere la grazia.
Lo sguardo di Luigi Di Gianni si sofferma sui volti degli esseri umani, li scruta con interesse antropologico, li studia evitando qualsiasi commento esplicito. Negli undici minuti scarsi di La Madonna di Pierno il regista campano dà sfoggio delle sue capacità e mette in campo i suoi principali argomenti, andando a seguire da vicino, senza interferire, la processione religiosa che porta i lucani in adorazione della divinità del titolo, ogni estate a Ferragosto. Sono tanti i lavori di stampo simile prodotti da Di Gianni (con l’esordio Magia Lucana, del 1958, vinse anche a Venezia nella sezione documentari), ma tutti a loro modo unici, ritratti singolari – e imparziali, architettati con rigore e distacco scientifici – di un’umanità in via di estinzione, legata nel profondo a riti e superstizioni antiche. Cruda fotografia in bianco e nero di Maurizio Salvatori, adeguato commento sonoro di Aldo De Blanc. 6/10.
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