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La rosa purpurea del Cairo

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La rosa purpurea del Cairo

di zombi
8 stelle

siamo negli anni trenta nel new jersey. cecilia lavora in una tavola calda grazie alla sorella ed è una sognatrice. deve sognare perchè i giorni non sono dei migliori, il marito ha perso il lavoro a causa della crisi e occupa tutto il tempo a scommettere con gli amici, bere e infastidire le donne che gli capitano sotto tiro. l'unico momento a portata del suo portafoglio, per allontanarsi da quella vita miserabile, è andare al cinema e sognare ad occhi aperti davanti allo schermo. era veramente tanto tempo che non vedevo questo film e che non rivedo la filmografia alleniana di quel decennio. un film dimesso per certi versi, dove non ci sono le solite battute fulminanti, scaldato dalla bella fotografia autunnale, e alleggerito dalla bella musica jazz. il film è un malinconico viaggio in un passato che sembra remoto e che invece non è così lontano e scampato come credevamo. i dialoghi intelligenti, discreti, ma sempre belli da ascoltare(perchè no in originale sottotitolati, magari!...)la fanno come sempre da padrone, e in questo film che dura appena una settantina di minuti, allen ci illude per un istante che tutto si possa risolvere solo con un batter di ciglia, quando invece alla fine si ripiomba nella cruda realtà, una cosa per certa la sappiamo, ed è che solo grazie a noi stessi che possiamo salvarci. cecilia torna nel cinema armata di valigia e si rintana in se stessa, e piano piano il sorriso le si rifà strada sul viso. nella violenza di quel crack finanziario, in un cinema di provincia del new jersey, mentre si programma il film "la rosa purpurea del cairo" il belloccio del film si accorge della ricorrente presenza di cecilia e decide di uscire letteralmente dallo schermo con l'incredulità degli altri personaggi e lo shock degli spettatori. ben presto si crea il caso e il caos e il boss della casa di produzione viene richiamato in quell'ameno posto per cercare di arginare la situazione. si vocifera di altri cinema in cui lo stesso personaggio dimentica le battute e si paventa un'invasione di tom baxter. nella scena sullo schermo si raggruppano i personaggi dei vari rulli, e gli spettatori si dividono tra quelli che vogliono essere rimborsati perchè non stanno vedendo ciò per cui hanno pagato e invece i curiosi di vedere cosa succederà. nel frattempo tom baxter vaga per la città con cecilia, ma ben presto viene chiamato all'ordine gil shepherd, l'attore che ha dato vita al personaggio di tom baxter, di rimediare al disordine bolschevico che si sta creando. allen nei settanta minuti di film si diverte a disorganizzare la vita dei personaggi "finti" e "veri" in un gioco metacinematografico in cui riesce a farci credere che ci siano dei personaggi veri e finti, per poi rimescolare le carte delle vite di tutti e rimettere le cose al loro posto come vita(dura)vuole. nessuno ha diritto alla felicità. nemmeno tom baxter inventato di sana pianta da sceneggiatori e attore e destinato a ripetere per sempre le sue battute fino all'amore destinato. ma anche cecilia inventata dalla penna di allen, deve tornare al suo ruolo di casalinga frustrata disillusa dagil shepherd che è solo interessato che la sua carriera nascente non venga rovinata dalle esigenze comunistoidi di un suo personaggio cinematografico. più malinconico che comico, con le parti più divertenti affidate ai personaggi secondari, è un grande piccolo film. 

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