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The Place

Regia di Paolo Genovese vedi scheda film

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La recensione su The Place

di diomede917
7 stelle

Non è semplice realizzare il film successivo dopo un successo enorme come Perfetti Sconosciuti, un film che ha unito la tradizione della commedia italiana a un tocco decisamente più autoriale.

Paolo Genovese, forse forte del potere di scelta, ha optato per una strada più ambiziosa e forse meno ruffiana verso il pubblico che ha amato il suo film precedente.

Seguendo il trend lanciato da In Treatment ha deciso di realizzare la sua versione di The Booth at the end, una serie americana del 2010 sconosciuta ai più.

Un’opera che ha diversi punti in comune con Perfetti Sconosciuti: la coralità, l’ambientazione in un unico spazio chiuso e la rappresentazione di quella metà oscura che si nasconde dentro di noi.

Genovese cambia lo stile, siamo meno graffianti e più amorali…..meno commedia e decisamente più dramma interiore.

L’incipit è dichiaratamente Mefistofelico, il The Place del titolo è un locale dove un uomo senza nome riceve un gruppo di persone che hanno dei propri drammi esistenziali.

Lui realizzerà i loro desideri a patto che loro si rendano responsabili di atti che mettono a dura prova le propre regole etico morali.

Il regista vola decisamente alto negli obiettivi, anche perché alcune richieste sono decisamente sgradevoli ma il punto è: “Cosa sei disposto a fare? Quale è la linea che sei disposto a oltrepassare per raggiungere i tuoi obiettivi?”

Davanti all’uomo dei desideri si presentano persone che vogliono salvare i propri cari, recuperari affetti, superare i propri handicap e ritrovare Dio in cambio dovranno fare cose ignobili come stragi, stupri o infanticidi. Ma non sono obbligati, hanno sempre il libero arbitrio di fare un passo indietro, ma lo faranno?

The Place è oggettivamente un film imperfetto, la matrice televisiva ne influenza non poco la messa in scena. Quei nero sullo schermo tra una giornata e un’altra risultano cinematograficamente fuori luogo.

E la troppa carne al fuoco gioca a discapito della performance di alcuni personaggi (Il cieco Alessandro Borghi e il disperato padre sopra le righe Vinicio Marchionni).

Eppure queste imperfezioni fanno di The Place un film decisamente affascinante.

Si rimane ipnotizzati nella logica del dove andremo a finire .

Paolo Genovese incastra nei suoi primi piani l’eevoluzione del suo cast comunque in stato di grazia.

Da sottolineare le prove di Rocco Papaleo (un crescendo di superficialità e rabbia), della sempre brava Giulia Lazzarini e di una sorprendente Sabrina Ferilli testimone del viavai della disperazione.

E su tutti Lui, sempre in scena. Valerio Mastandrea!

Chi è il Diavolo, Dio, un mostro, un colpevole, il depositartio del Vaso di Pandora che contiene tutti i mali del mondo oppure semplicemente lo specchio dove ognuno riflette il lato più oscuro nascosto dentro di noi.

The Place è un film di Domande morali ben precise con risposte sparpagliate e ben nascoste nei 105 minuti della loro durata.

E tra queste quella che ho amato è la finale.

Voto 7

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