Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
Sono io l’uomo che puoi trovare sempre seduto al tavolo di quel bar, l’uomo che cerchi per confessare il desiderio da realizzare e per cui dovrai decidere se lottare o no fino in fondo, fino alle conseguenze estreme. Sono io la coscienza a cui tu affidi il compito di testimoniare il bene e il male, e il bene che dal male può derivare e il male che quasi mai si considera quando cerchiamo di fare del bene. Sono io che ti ricordo che nessuna delle tue scelte sarà indolore, e che più grande sarà il desiderio che ti muove più sarà alto il prezzo.
Non sono io a decidere il prezzo, il prezzo è scritto. Io ho solo la facoltà di decifrarlo e renderti consapevole che la tua azione avrà ricadute, su di te e sul mondo.
Salvare una vita senza pagare un prezzo è un caso introvabile persino nelle favole.
Persino il vigile che riporta il bambino al padre dopo averlo strappato dalle acque del naviglio si sente dire contrariato “e il beretìn?”
Per ritrovare il Dio perduto, non basta andare agli oggetti smarriti, e se è dentro di te che va trovato, starà in qualche parte del corpo, dimenticata, bisognerà entrarci, aprirla.
E ritrovare la vista? il cieco persona vulnerabile deve diventare temibile, e diventare temibile vuol dire poter offendere, ledere l’altro. La vista ci aiuta a difenderci dalle aggressioni del mondo e grazie alla vista possiamo danneggiare il mondo.
Cosa è meglio? resto nel bene fortuito in cui mi trovo inerme o divento responsabilmente cattivo nel pieno dolo delle mie azioni?
Io sono come te, in me c’è il male e il bene, e anche il giudizio. La differenza fra me e te e che io prendo appunti, io sono un contabile e non dormo mai, io sono un registratore di cassa, io brucio le tasse pagate, io ho lasciato l’inconscio alla porta. Certo che sono umano anche io, certo che anche io ho dei desideri, uno in particolare.
Chi è disposto a sentirlo?
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