Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film
Pietro e Alba sono due coniugi in procinto di festeggiare le nozze d'oro. Una normale riunione familiare . Il mare grosso e un temporale improvviso, impediscono le partenze dei traghetti e costringono gli invitati a prolungare soggiorno, convivenza e agonia.
Questa è in sintesi la trama senza stare a raccontare le varie parentele di ogni personaggio, quello che interessa a Gabriele Muccino è l'idea di famiglia non come un porto sicuro, ma un oceano in tempesta. L’ipocrisia si nasconde dietro ai larghi sorrisi, alle pacche sulle spalle che celano la loro infelicità. L’utopia è quella di costruirsi una vita “normale”, in cui l'infelicità è solo utopia.
"A casa tutti bene" è un gioco di provocazione che si nota gia dal titolo, un insieme di maschere pirandelliano dove ognuno fa il gioco delle parti.
Gabriele Muccino cerca di richiamare un certo modello di cinema italiano, dai rimandi Scoliani e Monicelliani, ma replica se stesso, la sua bulimia di tematiche irrisolte, un modo di raccontare che avrebbe bisogno di un andamento più asciutto, meno estetizzante, se da un lato è bravo a sapere dirigere scene corali da un altro tende troppo a autocompiacersi.
Tutti gli attori hanno il loro "assolo" certo tra tutti spicca il sempre ottimo Pierfrancesco Favino che col suo talento riesce a risolvere anche le soluzioni scontate.
Nelle imperfezioni, "A casa tutti bene" trova comunque una sua dolcezza, nei momenti in cui la retorica si fa da parte e la musica onnipresente si abbassa. Il momento dove tutti i parenti sono riuniti ad un pianoforte è uno dei pochi momenti dove si respira un aria leggera, il resto è il solito film italiano che spreca un cast, sulla carta molto intrigante.
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