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Team Hurricane

Regia di Annika Berg vedi scheda film

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La recensione su Team Hurricane

di EightAndHalf
7 stelle

Team Hurricane è una delle infinite conseguenze di Spring Breakers di Harmony Korine: un'esplosione al neon di colori, immagini e disegni, anarchico e cinico solo nella forma, immerso nella continua alternanza fra campi lunghi in alta definizione e camera a mano in bassa risoluzione, con scritte in sovrimpressione che discendono direttamente dalle bombardate di Bruce LaBruce. Team Hurricane è un film alieno ed estremamente sincero, che cerca come le protagoniste di mascherare la profonda malinconia della sua interiorità; infatti la pellicola è una graduale messa a nudo delle 8 amiche protagoniste, giovani spassionatamente anarchiche che trascorrono le giornate bighellonando e affrontando le proprie sofferenze, puntualmente confessate alla cam del proprio cellulare. Loro stesse fanno in modo di essere avvolte da un mondo videoclip, in cui la realtà si frammenta in complesse texture ricoperte di evidenziatore, fluorescente e gommoso. Il montaggio è irrisorio di qualsiasi tempo filmico normalmente inteso, e rifugge la linearità mirando al situazionale e al casuale, a dimostrare un totale assorbimento della lezione Dogma 95. Le stesse riprese in bassa risoluzione alternano diegesi ed extra-diegesi del mezzo, cioè a dire talvolta sono chiaramente riprese da un cellulare tenuto da uno dei personaggi, altre volte sono riprese "finzionali" vere e proprie, che rendono il reale un malcelato crogiuolo di punti di vista. 

 

L'intelligenza del film sta nel presentare gli otto personaggi femminili soprattutto in termini di aspetto, simulacro, forma fisica, il che le rende immediatamente coerenti con un'estetica così schizofrenica e liquida. Le ragazze diventano vere e proprie eroine di un mondo tutto uguale da distruggere, e vengono presentate come se stessimo assistendo alla sigla di una puntata di una serie tv (per chi è dei tardi anni Novanta, è impossibile non pensare a The Sleepover Club di Disney Channel, sebbene estremamente accelerato). Questa grammatica filmica deforme rispetto al capostipite koriniano sopra citato ha però intenzioni molto differenti: lo scopo è rendere lo spettatore partecipe di situazioni talmente intime e emotivamente intense da legarlo indissolubilmente al gruppo di protagoniste. Infatti si crea un notevole legame di affezione fra spettatore e protagoniste, favorito dall'atmosfera underground con cui si familiarizza subito. Soprattutto nel momento in cui si comprende la natura di quella logorrea: urlarsi addosso un mondo diverso, una scorza che appaia felice; una possibilità che può concedere solo il Cinema. 

Da qui alla commozione finale il passaggio è breve: siamo a quel punto avvolti da un sincero senso di nostalgia per il film, esperienza esistenziale più evocativa di qualsiasi ricostruzione narrativa. 

 

Team Hurricane, più che documentario, è mimesi della realtà -  e infatti è una storia vera (anche se "storia" non è). Volutamente imperfetto, talmente ingenuo da rasentare, talvolta, il semplicismo, certamente da vedere semmai sarà reperibile dopo la sua presentazione alla Settimana della Critica di Venezia 74.

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