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Willy Signori e vengo da lontano

Regia di Francesco Nuti vedi scheda film

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La recensione su Willy Signori e vengo da lontano

di Furetto60
6 stelle

Commedia di Francesco Nuti. Surreale e grottesca, come tutti i lavori del talentuoso regista toscano.

Willy Signori, alias Francesco Nuti, cronista di nera, trascorre le sue tediose giornate, in compagnia della fidanzata Alessandra, un’algida insegnante di anatomia-patologica, ed accudendo nella sua casa Ugo, il fratello paralitico e nevrotico, con il quale convive, che non si capisce bene quanto soffra o quanto ci marci su questo handicap. Coinvolto senza colpa in un tremendo incidente automobilistico, in cui perde la vita un guidatore ubriaco. Il giorno dopo viene braccato al giornale dalla di lui compagna, una giovane donna per giunta incinta, che lo ritiene colpevole, anche se involontario. Sconvolto da un ingiusto senso di colpa, decide di dedicarsi anima e corpo a Lucia e alla sua gravidanza, la sua vita cambia radicalmente, si fa completamente carico della ragazza, sopportandone bizze e capricci, seguendola nel suo percorso preparatorio al parto, portandola su e giù per le scale della modesta casa di lei. Ma al di là dei piccoli contrasti, sta nascendo un sentimento fra loro. Ovviamente finisce col trascurare la sua ragazza e fa le capriole tra il lavoro e la casa dove, deve anche sopportare le fastidiose paturnie del fratello. Alessandra alla lunga, mangia la foglia e certa che il nascituro sia figlio di Willy, prova ad allontanarla pragmaticamente, intestandole un congruo assegno. La ragazza, lo rifiuta e se ne torna a casa dai genitori. Willy, viene a sapere di questa offerta economica e, decide, amareggiato, di partire per l’Africa, il luogo agognato da Ugo, dove questi può trovare la sua dimensione. Improvvisamente in quel del Marocco, irrompe Lucia, per riprendere il discorso sentimentale interrotto e dare un padre al bimbo che porta in grembo. Francesco Nuti, è stato un regista, nonché un attore, originale, la sua comicità stralunata e surreale batteva, su un tono grottesco, praticato con sorniona ironia e talvolta con qualche eccesso e qualche forzatura, dal carattere spesso farsesco, ma anche con sottili venature di sentimento. Si ricordi che Francesco Nuti veniva dal cabaret, dove insieme al gruppo dei “Giancattivi” aveva dato vita a strambissime, ma esilaranti gag, la sua estrazione e matrice teatrale, connotava sempre i suoi prodotti cinematografici. Questo film non è a mio parere tra i migliori, ciononostante sono riconoscibili le tipiche dinamiche relazionali dei suoi personaggi, sempre inadeguati ed estranei all’ambiente in cui si trovano,” sempre in cerca d’autore” e di un luogo dell’anima altro, in cui collocarsi e le situazioni paradossali, le battute “pop” basti pensare alla guerra ad armi pari tra Haber e Nuti, entrambi sulle sedie a rotelle, le lotte con gli animali, l’incontro con la vicina pornostar e l’inatteso arrivo di un pitone. La drammatica parabola personale di questo regista e attore, credo nota a tutti quelli che amano e seguono il cinema, al di là dei risvolti privati di natura medica, è la prova inconfutabile che il successo è qualcosa di imponderabile e di molto volatile, bastarono due film di scarso richiamo, per decretare un irreversibile tracollo artistico, per un regista talentuoso, che aveva regalato al pubblico, film assolutamente memorabili

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