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Willy Signori e vengo da lontano

Regia di Francesco Nuti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Willy Signori e vengo da lontano

di hallorann
4 stelle

L’inizio di WILLY SIGNORI E VENGO DA LONTANO ricorda alla lontana il fuoco di fila di gag che apre i film tutti uguali di Checco Zalone. Francesco Nuti - come già aveva praticato con successo in CARUSO PASCOSKI DI PADRE POLACCO - presenta il suo personaggio, la vita, gli affetti, il lavoro con gag surreali, fantasiose e puerili. Ben distribuite per la gran parte del film tengono i piedi una storia in cui il protagonista spadroneggia coi suoi riccioli, il suo broncio sorridente, la sua fossetta e il ripetersi reiterato di frasi e parole. Morandini lo scriveva: “Nuti come Napoleone è convinto che il ripetersi sia la forma più efficace del discorso”. Corrisponde al vero, oggi col senno di poi e alla luce delle disgrazie personali il buon comico toscano un po’ ci manca, perché nel cinema italiano c’è spazio per tutti. Anche per il suo sano narcisismo. Pieraccioni – che è il suo indegno erede – ogni paio d’anni scrive e gira due stronzate, lo pagano e più di qualcuno va a vederlo in sala. All’epoca, nel 1989, gli spettatori correvano in sala per vedere le stramberie stralunate di Nuti, singolare caso di comico che dopo gli esordi cabarettistici e poi televisivi con i Giancattivi sbarcò al cinema grazie a Gianfranco Piccioli e al tocco sofisticato di Maurizio Ponzi. Il vertice fu TUTTA COLPA DEL PARADISO, i grandi incassi, l’ambizione pagata cara di OCCHIO PINOCCHIO e infine l’inesorabile declino - artistico prima, psicologico dopo. Peccato!

Willy è un cronista di nera di una grande testata milanese, fidanzato con Alessandra donna in carriera, vive col fratello Ugo costretto in sedia a rotelle. Nella prevedibile vita del giornalista appare la giovanissima Lucia, compagna incinta dell’automobilista precipitato in un burrone per evitare Willy in una strada a senso unico. Suo malgrado, egli dovrà prendersi cura della ragazza ribelle con l’Africa come conclusione, poiché il sole fa bene alle gambe malate di Ugo.

La piega del film è paradossal pedante come le situazioni intrecciate con schiaffoni e cattiverie che contrappuntano i rapporti tra i quattro protagonisti. Nuti fa Nuti come già ampiamento scritto, Anna Galiena la socialista (Ugo dixit) è una stronza ad hoc, Ugo un nevrotico e pressoché perfetto Alessandro Haber, Lucia la carinissima venticinquenne Isabella Ferrari: dura e determinata, dolce e testarda, con pancione per tutta la pellicola, con o senza sigarette Alfa. Di WILLY resta lei il più bel ricordo. Giovanni Nuti è un buon musicista e poi via con la galleria di volti Nutiani per eccellenza: Giovanni Veronesi meglio come silente Solidarnosc che come sceneggiatore, Antonio Petrocelli rassicurante ginecologo, Novello Novelli perpetuo cadavere decennale, Ferzan Ozpetek aiuto regista e portalettere.

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