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Benedetta follia

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Benedetta follia

di alan smithee
5 stelle

Carlo (anzi Guglielmo) e le donne. Imprenditore borghese legato al commercio di articoli religiosi e vestiario per uomini di chiesa in una Roma a ridosso del Vaticano, Guglielmo si vede scappare la devota moglie dopo 25 anni di matrimonio: fuggita con la commessa del suo negozio.

Che disonore! Che brutta figura! Che umiliazione! Nel scegliere la sostituta, l’uomo si imbatte in una bellissima fanciulla coatta ed incasinata al punto giusto da riuscire ad intrufolarsi esuberantemente e con tecnica disarmante nella vita dell’uomo, attualizzando gli usi e costumi all’insegna della tradizione e della regola da parte del quasi sessantenne depresso e demoralizzato, alle regole della vita giovane di oggi, ove un’app di smartphone può riuscire a stravolgerti l’esistenza, nel bene come nel male.

Le sventure comiche del Guglielmo-anima infelice, si prestano a dar vita a gags che una sceneggiatura non proprio innovativa - anzi dalla struttura sin troppo scontata, propria di una storiella esile esile, ma almeno a tratti briosa - è in grado di cogliere e servire bene al comico Verdone. A quel punto il comico navigato mette a frutto i quarant’anni di esperienza recitativa recentemente festeggiati, dando vita a una manciata di situazioni forse scontate – si pensi al finale accomodante e sdolcinato oltremodo, ma piuttosto divertenti, in grado di ricreare almeno altrettante occasioni davvero divertenti e strappa risate (molto riuscito, in particolare, il cameo di Paola Minaccioni, uno degli incontri sentimentali più letali a cui l’uomo va incontro grazie alla chat in cui l’app lo catapulta).

E Verdone - pur restando fedele a mantenersi ossessivamente nei paraggi della commedia di costume incentrata esclusivamente sui tic e sulle nevrosi della vita di tutti i giorni, adeguata negli anni l progresso di cui ci cibiamo e di cui non riusciamo a non divenire succubi - ha stavolta almeno un merito evidente: quello di sorprenderci con un sogno ad occhi aperti che, nella narrativa del film, si concretizza in un ballo scatenato e dance del protagonista: eccolo muoversi a ritmo, circondato da figure stilizzate ed inquietanti di suore che portano una maschera che cinge loro il volto come le truppe delle forze della Morte Nera di Star Wars: davvero un bel pezzo di rappresentazione onirica (la coreografia è di Luca Tommassini, davveto bravo!!) che allontana – invero per troppo poco tempo – la commedia dalle cadenze sin troppo elementarmente scontate, addentrandosi tra i contorni di un inconscio che capita a volte venga tirato in ballo quando le circostanze ci proiettano al di fuori dei binari precostituiti di una vita che ci sta stretta, ma dalla quale non osavamo allontanarci.

Noi così come Guglielmo, ovvero Carlo Verdone, impegnato in una performance qui anche molto fisica, che lo vede concentrato a tenere ritmi davvero da applauso, circondato stavolta come un gallo nel pollaio solo da un coro femminile di anime inquiete che contornano in modo perfetto una storiella ben impregnata delle nevrosi del vivere quotidiano (Ilenia Pastorelli sempre (sin troppo) coatta, Lucrezia Lante della Rovere moglie ribelle, Maria Pia Calzone infermiera dei sogni, Paola Minaccioni folle amante ossessionata dalle patologie psico-fisiche), ed incentrata sul desiderio insopprimibile di promiscuità a cui ci porta oggi l’utilizzo spesso smodato di social e mezzi quasi sempre sin troppo virtuali di socializzazione tra esseri umani.

Da questo punto di vista, la commedia - che qui ripropone con sin troppa indifferenza gags celeberrime come quella dell’orgasmo di Harry ti presento Sally, ma poi si salva in corner con quella, più divertente tra tutte, della telefonata-ordinazione dal cellulare inserito nel luogo più intimo che una donna possa avere - in fondo funziona.

Saremmo contenti e maggiormente soddisfatti tuttavia, se Verdone volesse osare un po’ di più, come in effetti qui tenta di fare con l’accennato episodio del bel sogno onirico di cui sopra, davvero riuscito: insomma ci dia davvero questa "benedetta follia", senza inutili retoriche sentimentali a strascico.

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