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Drugstore Cowboy

Regia di Gus Van Sant vedi scheda film

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La recensione su Drugstore Cowboy

di Decks
7 stelle

Prima di "Trainspotting" e di "Requiem for a Dream" c'era il film di Gus Van Sant a simboleggiare i giovani disagiati il cui unico scopo era quello di procurarsi qualsivoglia droga; il loro scopo era inebriarsi nei piaceri che solo la dipendenza da queste sostanze sa dare.

Bob è il protagonista di questa storia, ma per quanto possa apparire negativo, Van Sant non lo giudica, rifiutando di intercedere nella trama con punti di vista personali, lasciando, invece, completa libertà a questo ragazzo che funge anche da narratore, grazie all'utilizzo della prolessi.

Il suo lungo flashback non è altro che un susseguirsi di immagini sulla propria esperienza, con l'assenza di opinioni morali all'interno di essa.

 

 

L'estraniazione del regista è una scelta fondamentale alla riuscita del film. Basta guardare il titolo per capire verso quale direzione il regista di Louisville volesse andare a parare: Bob, Dianne, Rick e Nadine non sono tossicodipendenti caduti in un baratro di perdizione e immoralità, tutt'altro, sono rappresentati come diretti eredi dei cowboy. 

Più volte troveremo delle assonanze con il genere western vedendo questo lungometraggio: Van Sant rende i suoi quattro personaggi degli eroi sciagurati, sono certamente dei fuorilegge, ma proprio come capitava nei film di John Wayne, la loro scelta di vivere ai margini della società è avvertita in modo naturale, similmente all'avere un lavoro o una famiglia; è presente persino lo sceriffo/poliziotto Gentry, che come nel migliore film western cerca in tutti i modi di incastrarli.

Non manca nulla, insomma, a questi mandriani moderni, che non rapinano più banche, ma drugstore.

 

Quello che ha prodotto Van Sant più che un film è uno specchio di quella gioventù bruciata che nasceva negli anni 50: ragazzi che rifiutano norme imposte e sperimentano droghe per il gusto della ribellione; un film sulla beat generation che in pochi hanno saputo creare, e non è un caso, per l'appunto, se tra gli attori appare anche William S. Burroughs: qui simbolo di quella corrente e cultura underground, dove l'eroina non era vista come spettro di morte ma come elemento ascetico.


Eppure, direte, in questa storia non ci sono poeti o artisti che fanno parte di questa sottocultura, ma dei delinquenti a cui interessa esclusivamente vivere un atto di euforia. Apparentemente è così, ma come dimostrerà Bob, dalle esperienze si può crescere e imparare, da drogato consapevole ci darà una forte lezione sulla tossicodipendenza con la sua ultima frase:

 

« È colpa di questa vita fottuta, non sai mai cosa ti succederà dopo. Per questo che Nadine ha scelto la via più facile per uscirne, è per questo che Dianne vuole continuare. La maggior parte della gente non ha idea della sensazione che proverà tra cinque minuti, per un tossicomane invece è diverso: lui lo sa, gli basta leggere un'etichetta. »

 

 

Van Sant continua a narrarci dei disagi dell'adolescenza in questo suo secondo film, lo fa con temi delicati e un climax ascendente che resta impresso ai giovani; il suo è un film indipendente, non solo per budget ma anche per scelta di tecnici.

La fotografia di Robert Yeoman è ancora agli albori, ma ha già specifici elementi che rivedremo soprattutto nei film di Wes Anderson: delle tinte accesissime quando Bob trova le sue amate sostanze; o il rossetto di Nadine che risalta a confronto del pallore della morte. Vero è, che ancora c'è qualche insicurezza, ed a volte ci troviamo di fronte un alone di esagerata freddezza in confronto agli accadimenti delle scene o ai pensieri di Bob.

Stesso discorso vale per le musiche di Elliot Goldenthal: alla sua quarta composizione è ancora molto incerto e si limita a mantenere un motivetto struggente alternato a musiche pop più ritmate per i momenti più ironici. Una dicotomia, questa, che si ripete senza variazioni, appiattendo il motivo sonoro e facendo notare l'inesperienza del compositore.

 

Van Sant compie un passo avanti con una messa in scena di grande efficacia: inquadrature ravvicinate a personaggi e specifiche azioni, tramutando la macchina da presa in una specie di microscopio sul reale; essa è di grande forza immedesimativa e simbolica, con il compito di voler mostrare ciò che a occhio nudo non può essere visto. Il regista inizia a porre le basi per lo stile che lo caratterizzerà in seguito.

 

Le sceneggiature, invece, sono un po' lasciate da parte: pur essendo dotate di una verve e di un sillabario giovanile, che rende ancora più partecipi gli adolescenti, si nota che a Van Sant interessi ben più mostrare la realtà senza doverla interpretare; un regista visivo, che così facendo, però, non aiuta nella fluidità del racconto, ben più appagante per gli appassionati di cinema.

Questa scelta colpisce anche le caratterizzazioni dei personaggi: non sempre sono abbastanza approfondite da potervisi emozionare, peggio, se si considerano alcuni vuoti da colmare, i quali Van Sant preferisce tralasciare a favore di una rappresentazione completa del suo simbolismo.

Fortuna che il cast è molto buono: su tutti troneggia Heather Graham che nella parte dell'ingenua e mai inserita nel gruppo è semplicemente perfetta, con sguardi inesperti e infantili; la Graham potrebbe benissimo ritrarre quei troppo giovani sprovveduti, che vogliono essere accettati dai loro amici, finendo così per compiere delle sciocchezze irreparabili e rovinare la propria vita.

 

 

L'opera seconda di Van Sant è ad oggi il film più oggettivo sulla droga in circolazione.

Ha tante pecche negli aspetti tecnici e non sempre è entusiasmante nel suo procedere di eventi, anzi è piuttosto altanelante. Ha, però, dalla sua un mettere in scena unico del rapporto tra giovani e droga, quasi artistico e letterario.

Può insegnare tanto, soprattutto sulla tossicodipendenza come fenomeno sociale, che viene ben esposto dal vecchio sacerdote Tom.

La società teme le droghe come fattore deviante, distruttivo e deprecabile, quando invece è un fenomeno del tutto soggettivo. Una persona può scegliere consapevolmente come e quando drogarsi, e può persino smettere se ha gran forza di volontà.

 

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