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Truffatori in erba

Regia di Nash Edgerton vedi scheda film

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La recensione su Truffatori in erba

di Cocchan
3 stelle

La pellicola risulta un prodotto assolutamente non necessario e privo di qualsivoglia qualità registica, di trama, sceneggiatura e, addirittura, interpretazione.

Dopo varie collaborazioni nel cinema come stuntman e aver girato qualche corto e alcuni videoclip musicali, tale Nash Edgerton esordisce una seconda volta alla regia con questo lungometraggio d’Azione.

Forse sarebbe stato meglio se avesse continuato ad operare dalla parte del profilmico invece che dietro alla macchina da presa, dato che quello che ha partorito è un film banale, stereotipato, senza mordente o scene, se non memorabili, almeno apprezzabili. La trama è poco sviluppata: Harold è un uomo semplice e onesto, spesso ingenuo e poco furbo nella vita di tutti i giorni, lavora per il suo amico/capo Rich, titolare di una compagnia farmaceutica sull’orlo della crisi ma con in serbo un exploit economico grazie all’invenzione di una nuova pillola a base di marijuana, prodotta (ovviamente) in Messico da organizzazioni criminali in combutta con la ditta americana; il povero Harold, ignaro dell’imminente licenziamento e della fine del suo matrimonio, si ritrova in un viaggio d’affari proprio in Messico, e ad affrontare la sua vita allo sfascio, in mezzo a situazioni ben più grandi (ed economicamente rilevanti) di lui.

 

Alcuni nomi veramente altisonanti appaiono nella rosa di attori scelti per questa pellicola, in particolare due figure femminili note ai più: Charlize Theron e Amanda Seyfried. Le due attrici interpretano due personaggi assolutamente stereotipati, antipatici e quanto mai inutili: la Theron è la classica donna d’affari senza scrupoli, che farebbe di tutto (ma proprio di tutto)per raggiungere i propri obiettivi; sboccata e spregiudicata, rappresenta tutto meno che la donna contemporanea emancipata, scritta e diretta in maniera quantomeno misogina. Amanda Seyfried, invece, col suo viso angelico, le labbra morbide e la pelle di porcellana, non può far altro che impersonare la ragazzetta innocente e di buon cuore, inutile ai fini dello svolgimento della storia. Cameo per Paris Jackson, figlia d’arte del ben più celebre (e talentuoso) Michael, qui in veste del nulla cosmico (l’hanno piazzata a mo’ di comparsata, agghindata da rocker middle ninties).

Sono riuscita ad apprezzare, di tutto, unicamente l’accoppiata di fratelli messicani, gestori del motel e poi coinvolti nei tramacci illegali del farmaco e delle vicissitudini di Harold: divertenti e innocui, sono anche i fautori della battuta più riuscita dell’intero film (“no el perro no”, notare la levatura intellettuale e valutare di conseguenza il resto dei dialoghi). Peccato facciano una brutta fine (sì, perché in questo film c'è un fritto misto di azione con auto capottate e sparatorie, momenti pseudo-esilaranti e commedia dell’equivoco, ma anche tragedia e cruda realtà, o almeno così si vorrebbe far passare).

 

locandina

Gringo (2018): locandina

 

La pellicola risulta un prodotto assolutamente non necessario e privo di qualsivoglia qualità registica, di trama, sceneggiatura e, addirittura, interpretazione.

 

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