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La testimonianza

Regia di Amichai Greenberg vedi scheda film

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La recensione su La testimonianza

di obyone
6 stelle

Ori Pfeffer

La testimonianza (2017): Ori Pfeffer

 

Venezia 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

"Ha edut" è il film che segna l'esordio dell'israeliano Amichai Greenberg nel lungometraggio. Figlio di sopravvissuti all'Olocausto e, già collabaratore dell'Istituto Yad Vashem, Greenberg sceglie per la sua opera prima un argomento che conosce bene. Yoel, protagonista del racconto è, infatti, un ebreo ortodosso che lavora presso il museo dell'Olocausto a Gerusalemme. È in quel luogo che cerca, attraverso testimonianze dei sopravvissuti, di fare luce su una strage di ebrei nel villaggio austriaco di Lensdorf durante la Seconda Guerra. Yoel però si imbatte in una "testimonianza" capace di minare le proprie austere certezze... Il film spiazza un po', soprattutto chi come me, parte con un certo tipo di aspettative. Il regista ha utilizzato, filmati con vere testimonianze ma nomi e lunghi sono di fantasia. I fatti seppur ispirati a vere ricerche corrispondono ad una realtà plausibile piuttosto che certa. Per un po', quindi, mi sono ritrovato nell'impossibilità di capire se si trattasse di un docu-film o di pura fiction. Quali motivazioni, avranno, dunque, spinto il regista a mettere da parte la pura storiografia davanti ad un argomento così drammatico e solenne? Il regista è più interessato ai sentimenti provati dal suo alter-ego che agli avvenimenti in sé. Al contrario il suo personaggio si occupa della ricerca "assoluta della verità storica" a discapito delle proprie emozioni interiori. Anch'egli figlio di sopravvissuti vive con rabbia e frustrazione la sua situazione. Si sente in dovere di perpetrare il ricordo della Shoah mentre la madre, ex deportata, e la sorella, sembrano non curarsene e, d'altro canto questo suo attaccamento al "lavoro" di preservazione della memoria collettiva è la causa del rapporto burrascoso con la famiglia e con il giovane figlio poco interessato allo studio dei testi sacri e all'imminente Bar Mitzvah. Per apprezzare il film aiuta, senza dubbio, conosce un po' la tradizione ebraica. Frequentando un corso biblico ho avuto modo di capire quanto siano importanti per gli ebrei osservanti alcuni concetti come l'appartenenza al popolo eletto che si tramanda per via matriarcale, di come siano relativi altri come il perdono, e come venga osteggiata, infine, la conversione all'ebraismo. Senza queste minime conoscenze si rischia di non comprendere a pieno il film e le lacerazioni interiori di Yoel nonché le paure di cui è preda la sua famiglia. Appare invece chiaro che il taglio dei Payot, a superamento delle tradizioni rabbiniche, diventi evocativo di una scelta dolorosa e drastica di distacco da Dio per una nuova forma di devozione verso la verità che supera una fede consolatoria ma ormai rassegnata. Film, interessante, anche se non perfetto, che meriterebbe di essere distribuito se non altro in occasione della giornata della memoria, e discusso in sala come avvenuto in occasione della Mostra del Cinema dove ha avuto la sua première.

 

Ori Pfeffer

La testimonianza (2017): Ori Pfeffer

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