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Apocalisse nel deserto

Regia di Werner Herzog vedi scheda film

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La recensione su Apocalisse nel deserto

di myHusky
10 stelle

"Two figures are approaching an oil well. One of them holds a lighted torch. What are they up to? Are they going to rekindle the blaze? Is life without fire become unbearable for them?... Others, seized by madness, follow suit. Now they are content. Now there is something to extinguish again."

 

La terra, sotto i nostri occhi, cambia la sua forma. Si muove, si rivolta, sospira faticosamente. Muore e rinasce. 

Anche l'uomo, con gli occhi rivolti verso la catastrofe, muta la propria condizione. Perde la parola e impara a comunicare con i gesti, con lo sguardo.

L'apocalisse di Werner Herzog è una veduta della natura devastata, martoriata. È la parola distaccata che commenta le rovine di una civiltà che vive in funzione della propria autodistruzione. È una lezione sull'oscurità.

Il racconto sospeso a mezz'aria di Lektionen in Finsternis pesa come un macigno e, nei suoi 54 minuti di durata, riesce a commuoverci e a sconvolgerci. Herzog firma l'inquietà instabilità, la lenta discesa verso gli abissi della fornace, e, muovendosi in un territorio a metà tra la finzione e il documentario, ci mostra tutta la potenza del suo cinema e della settima arte.

 

Tutto inizia con un gesto straordinario, con una presa di posizione estrema: è l'atto d'amore verso la narrazione, verso il cinema stesso. Lektionen in Finsternis, nel suo incipit, cita falsamente Blaise Pascal: "Der Zusammenbruch der Sternenwelten wird sich - wie die Schöpfung - in grandioser Schönheit vollziehen" (Il crollo delle galassie avverrà con la stessa, grandiosa bellezza della creazione). È una falsa citazione, una finzione, una pura invenzione che, posta prima delle immagini, compromette la realtà documentaristica della pellicola stessa. Lo stesso Herzog affermerà successivamente: "L'incipit del film ... attribuito a Pascal, in realtà è inventato. Mi piace fare queste cose, io sono un narratore e non un documentarista tradizionale."

Come possiamo dunque accettare per vero tutto quello che d'ora in poi ci verrà proposto? Come possiamo parlare di documentario? 

La risposta non tarda ad arrivare. I tredici capitoli dell'apocalisse herzoghiana suggiscono infatti una trattazione che ha l'intenzione di andare ben oltre i limiti del prodotto audiovisivo dal carattere meramente divulgativo. Basta leggere alcuni di questi titoli: "Il parco nazionale di Satana""Infanzia""E salì un fumo come il fumo di una fornace""Signore, fa che venga sera"Lektionen in Finsternis è un'odissea cinematografica che, nei suoi voli tra le macerie e tra i fumi dei pozzi di petrolio, mette in primo piano il regista e la sua visione autoriale. Werner Herzog, partendo dal documentario, innalza il suo cinema e lo porta ad un livello superiore, puntando il dito verso lo spettatore e interrogando l'umanità intera, trasportandola nel suo silenzioso volo e trascinandola negli abissi della devastazione ("Un requiem per un paese che noi abbiamo distrutto").

Apocalisse nel deserto (questo il titolo italiano) è uno squarcio tra le terre desolate del Kuwait dove, al termine della Guerra del Golfo, le truppe irachene incediarono centinaia di pozzi petroliferi. 

Ed eccole le immense distese di oro nero che si disperdono nella grande foresta, creando uno specchio che inganna l'occhio dell'uomo: "This was once a forest before it was covered with oil. Everything that looks like water is in actuality oil. Ponds and lakes are spread out all over the land. The oil is treacherous because it reflects the sky. The oil is trying to disguise itself as water."

Tra le rovine di un disastro naturale di enormi proporzioni, lo sguardo di Herzog si muove con distacco, andando poi a posarsi tra gli uomini impegnati nell'estinzione dei numerosi incendi. A far sfondo alle spettacolari e dolorose immagini, i gesti e le parole di due donne che, per colpa della guerra, hanno dovuto fare i conti con la tragedia delle torture e degli omicidi.

Della città e della vita non restano altro che desolazione e distruzione. Allora l'occhio del cinema si alza e osserva l'incredibile devasto, avvicinandosi e allontanadosi da esso, ancora una volta. 

Scende infine la notte, ma non è ancora buio. In lontananza, le fiaccole dell'uomo continuano ad illuminare il cielo.

 

Lektionen in Finsternis non conosce limiti. La realtà dei fatti non viene alterata, ma bensì elevata, in favore di quel gesto autoriale che, anche di fronte al documentario, ha il potere di imporsi e superare tutte le barriere. 

Accusato di aver "estetizzato" l'orrore e di aver realizzato un film "pericolosamente autoritatario", Werner Herzog rispose, in conclusione della proiezione al Festival del Cinema di Berlino: "Il signor Dante ha fatto lo stesso nel suo Inferno e il signor Goya l'ha fatto nei suoi quadri, come anche Brueghel e Bosch."  

È proprio nella presa di posizione autoritaria che il cineasta ha la possibilità di andare a fondo, scavando in profondità dell'animo umano e andando oltre la drammaticità stessa degli eventi. Proprio come la falsa citazione posta all'inizio della pellicola che, nonostante la sua intattendibilità, riesce a veicolare lo spettatore verso una visione solenne e importante: "La citazione pseudo-pascaliana di Apocalisse nel deserto ti solleva fin dal primo minuto a un livello che ti lascia presagire qualcosa di importante. Gli spettatori, siano essi al corrente o meno che la citazione è un falso, vengono subito a trovarsi nel regno della poesia, che tocca inevitabilmente una corda più profonda del mero reportage. Con Pascal ti trovi immerso in una dimensione cosmica ancora prima che le immagini inizino a scorrere sullo schermo, e Apocalisse nel deserto ti trattiene lassù fino all'ultima inquadratura, senza vergogna."

La lezione nell'oscurità d Herzog si realizza nel regno della poesia, nelle brevi parole sopra un paesaggio dilaniato e accompagnato da una colonna sonora che riverbera la potenza delle immagini. Nelle carrellate tra le macerie si impone Wagner, con il suo Preludio dal Parsifal, mentre lo Stabat Mater di Arvo Pärt si intreccia tra i fotogrammi della foresta di petrolio (uno dei momenti più impressionanti e commoventi dell'intera pellicola). Tragedia e grandiosità che si riflettono nei nostri occhi.

Al termine di questi 54 minuti ai cofini del cinema, alla fine dell'apocalisse, appare, per un'ultima volta, l'uomo. Le parole di Herzog si fanno misteriose, mentre la nostra attenzione si posa sull'ultimo gesto degli operai.

I fuochi vengono riaccesi. Forse che l'uomo non può più vivere senza? Forse che siamo nati solamente per creare e poi disturggere?

 

Con Lektionen in Finsternis Werner Herzog, invitandoci a prendere il volo per poterlo seguire nel viaggio tra le macerie della nostra umanità, raggiunge una delle vette più alte della sua intera produzione cinematografica.

L'apocalisse del cineasta tedesco è disperata e solenne. È la lezione nelle oscurità dell'animo umano, tra le rovine di un disastro naturale senza precedenti. 

E quando arrivano i titoli di coda e finalmente scende la notte, tutto sembra uguale a se stesso, anche se niente è più come prima. Ora lo sappiamo.

 

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