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Golden Love

Regia di Pavlo Ostrikov vedi scheda film

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La recensione su Golden Love

di OGM
7 stelle

L'amore non è cieco. L'amore vero è muto.

Incontrarsi. Senza parole. Il miglior modo per approfittare dei minuti contati di uno speed date tra persone mature. Viktor ci va un po’ controvoglia, e l’atmosfera, del resto, è piuttosto rétro e sonnolenta, dentro l’austera sala della Casa della cultura, espressione di un regime ormai consegnato alla storia. La politica ha cambiato volto, ma il popolo è rimasto quello che era, sottomesso al destino e in attesa della propria occasione di emergere, di uscire vincente da qualche sfida organizzata dall’alto. Non è dunque nuova l’idea che l’amore possa scoppiare a comando, sulle note di una melodia d’ordinanza, allo squillo di tromba che segna la fine del tempo. Il ritmo e la formazione sono quelli ordinati di una volta, l’obiettivo è chiaro e semplice, ed uguale per tutti. I personaggi, in nome della ritrovata libertà, si sforzano di essere ognuno diverso dall’altro: le più determinate sono ancora le donne, che ostentano trasgressione o impegno, facendosi in quattro pur di non apparire per quelle che sono.  Solo Svitlana tace. Preferisce non rivelare nulla di sé, nemmeno il sorriso, che le rimane chiuso in mezzo alle labbra, sotto l’insegna di uno sguardo triste e imbarazzato. Niente a  che vedere con la smania di arrivare al punto, di imporsi sulle concorrenti, di attirare l’attenzione. Svitlana si nasconde dietro il velo di una misteriosa timidezza, come di chi chiede scusa per essersi messo nel posto sbagliato,  e per non avere il coraggio di rimediare all’errore. La magia si gioca sul filo di un equivoco. Irresistibile è il magnetismo che attrae con la sua forza centrifuga, con il desiderio inconfessato di andare via da lì, di non essere mai venuto, di tornare ad immergersi nel vuoto spinto della propria esistenza.  Con questo cortometraggio, il cinema ucraino ci regala una provocatoria e delicatissima elegia del non detto, di quello che si presenta con la struggente modestia della banalità: un sereno alone di anonimato che, con il suo  opaco silenzio, riesce infine a brillare, in mezzo a tanto finto oro che non luccica. 

 

scena

Golden Love (2016): scena

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