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Captain Adel

Regia di Ameer Albassri vedi scheda film

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La recensione su Captain Adel

di OGM
7 stelle

Il piccolo Adel continua a sognare. E a lottare e ad arrabbiarsi per ciò che ama.

I miti non muoiono mai. Hanno l’infantile insistenza di un bambino capriccioso. La sopravvivenza, si sa, è una questione primitiva e testarda. Ingenua e sfacciata. Il padre del piccolo Adel è morto. La cultura del suo Paese impone un lutto di quaranta giorni. Un periodo durante il quale non potrà più accendere il televisore per seguire le avventure del suo eroe, il capitano Majid: un leggendario calciatore, protagonista di un cartone animato giapponese. Ma la passione e la fede non si spengono a comando. E non sono, contrariamente a quanto crede la morale degli adulti, rinunciabili espressioni della futilità. Non si riducono ad un semplice, stupido divertimento. Sono parte dell’esistenza, si fondono con l’anima, sono tutt’uno con la persona. Impossibile mettere a tacere i sogni. Inseguirli, più che un diritto di libertà, è una necessità vitale. Il battito del cuore ha un motore che supera la dimensione fisica, perché è alimentato dall’energia inesauribile dell’istinto, da cui ognuno trae la forza per andare avanti, la ragione per credere nel presente e guardare al futuro. L’essenza della nostra umanità è la forza di una lotta tanto fondamentale quanto solitaria, che ci oppone al mondo intero, per definire l’io, tracciando gli invalicabili e sinuosi confini che delimitano la nostra singolarità sullo sfondo impersonale del tutto. Il desiderio di Adel è più grande di ogni regola universale. Vanifica ogni norma, perché ne svuota il senso, smascherando la sua ottusa indifferenza ai sentimenti e ai bisogni che dovrebbe servire. La sospensione della gioia per rispetto al dolore è uno dei suoi più crudeli paradossi. Un pensiero legislatore venuto dal nulla vola alto sopra le teste delle creature che dovrebbe proteggere: passa e va, chiede sottomissione ma non si ferma a cercare di capire. Non ascolta, e per questo impone a tutti il silenzio. Nessuno potrà gridare gol!, nemmeno per un attimo, nemmeno per finta. Il dettato totalizzante è annientatore. Lo può vincere solo il gioco, sulle ali di una fantasia che non conosce il peso della realtà e delle sue assurde catene. 

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