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Daphne

Regia di Peter Mackie Burns vedi scheda film

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La recensione su Daphne

di maurizio73
6 stelle

L'esordiente Peter M. Burns da un lato si cimenta con il disagio esistenziale di una generazione dalle molte precarietà e che naviga a vista e dall'altro con l'esigenza di far quadrare i conti di un talento immediatamente riscattabile nelle principali kermesse festivaliere. La anglo-texana E. Beecham è una fulva regina di cuori che lascia il segno.

La 31enne Daphne Vitale conduce una vita libera e sregolata: il giorno al lavoro in un pub con un capo che la assedia con tenera discrezione, la notte in libera uscita per South London tra alcool, droga e sesso occasionale. La sua apparente indolenza sentimentale maschera in realtà l'angoscia per la malattia di una madre con cui ha un rapporto conflittuale ed una fragilità emotiva che fatica ad accettare. Un evento drammatico ed inaspettato le impone un momento di inevitabile riflessione e di graduale cambiamento.

 

locandina

Daphne (2017): locandina

 

La vocazione la dramma intimista con una forte impronta sociale è una delle più prevedibili qualità del cinema indipendente, costretto a barcamenarsi tra ristrettezze di cassa ed una cifra autoriale con la necessità di batter cassa alla prima occasione utile. Se questo vale per il già consolidato cinema Indie d'oltreoceano (con sempre più frequenti concessioni alla maniera), sembra altrettando auspicabile per quello di una madrepatria di registi emergenti che approfittino di uno sconto fiscale di un quarto della tassazione per un budget di cui almeno il 10% speso all'interno dei confini del Regno di Sua Maestà. Considerazioni inevitabili, soprattutto in tempi di Brexit, anche per l'esordiente Peter Mackie Burns che da un lato si cimenta con il disagio esistenziale di una generazione dalle molte precarietà e che naviga a vista e dall'altro con l'esigenza di far quadrare i conti di un talento immediatamente riscattabile nelle principali kermesse festivaliere. L'operazione sembra riuscita, almeno in parte, tanto per via di un registro di accattivante realismo e dai calcolati contrappunti musicali quanto per il musetto caruccio e imbronciato di una avvenente trentenne rosso malpelo di padre siculo, cui resta agganciato dall'inizio alla fine lungo le quotidiane peregrinazioni in cerca di una se stessa che finge di non vedere riflessa ogni mattina davanti allo specchio. La anglo-texana Emily Beecham regge benissimo il gioco (e la scena) mettendo in campo la fuggevole leggerezza della ninfa acquatica cara ad Apollo, nell'ubriacante dribbling di un disimpegno amoroso quale disperato tentativo di sfuggire ad una responsabilità emotiva con cui sarà chiamata a confrontarsi nella inevitale predestinazione di un evento imprevisto: l'aufbruch di una rottura improvvisa nel placido corso di un'esistenza indolente e che prelude alla geschehen di una obbligata ripartenza. A differenza del vuoto di valori e della tragica nemesi cui va incontro la fulva Keaton di Looking for Mr. Goodbar, la protagonista di questo dramma intimista dalle parti di Southwark sembra sapere quello che non vuole ma ha decisamente più paura di quello che vuole (l'apprensione per la salute di una madre buddhista che rifuta le terapie anticancro, l'impegno sentimentale con un ragazzo che non si approfitta della sua sbrigativa disponibilità sessuale e che la guarda con occhi diversi) e per la quale la graduale consapevolezza di uno scarto emotivo sarà dettato tanto dal caso quanto da una leggerezza dell'essere diventata ormai insostenibile. Tutto secondo copione insomma, compreso l'edificante quadretto di una solidarietà umana e sociale rivissuta nello psicodramma domestico di un comportamento eroico a favore di una operosa e calorosa immigrazione nordafricana formato famiglia che mastica poco l'inglese ma che conosce gli impagabili valori umani dell'ospitalità e della riconoscenza; a tornare a casa sarà una persona che ha trovato una diversa ragione di vita al suono di un Ba-ba-ba-ba firmato LouReed&Velvet Underground. Emily Beecham incoronata miglior attrice tanto nell'assolata estate del Festival Internazionale del Cinema di Edimburgo che nel gelo invernale del Torino Film Festival 2017.

 

Oh, I do believe
you are what you perceive
What comes is better than what
came before
Ba-ba-ba-ba, ba-ba-ba-ba
Ba-ba-ba-ba, ba-ba-ba-ba

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