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Lady Bird

Regia di Greta Gerwig vedi scheda film

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La recensione su Lady Bird

di laulilla
6 stelle

Film interessante, quasi sempre piacevole, ma certamente non un capolavoro.

È il primo film da regista di Greta Gerwig, già interprete di alcune buone pellicole firmate da Noah Baumbach*, di cui era diventata la musa, la co-sceneggiatrice, e infine la moglie, continuando, tuttavia, parallelamente, a essere attrice anche per altri registi, fra cui Woody Allen (To Rome with love), Rebecca Miller (Il piano di Maggie) e anche il grande Pablo Larrain, che le aveva affidato una parte secondaria nel suo Jackie
Molto apprezzata per la sua intelligenza interpretativa, non solo dagli estimatori del cinema americano Indie Wire a bassissimo budget, G.G. ha dato vita in passato a personaggi femminili problematici: donne sui trent’anni, in difficoltà nel chiarire il proprio ruolo sociale e le proprie scelte sentimentali, ambiziose nelle aspirazioni, decise ad affrontare un futuro incerto con un atteggiamento grintoso che spesso nasconde insospettabili fragilità; donne spesso convinte della necessità di realizzare i propri progetti anche allontanandosi dalle proprie origini familiari. Essere californiana di Sacramento, con l’aspirazione di affermarsi come ballerina a NewYork, nonostante le difficoltà e il dolore inevitabile della separazione dagli affetti, era l’obiettivo dalla protagonista del bellissimo Frances Ha (2012), diretto da Baumbach, ma scritto da lei, che aveva attinto a questo scopo anche alla propria memoria autobiografica.

G.G. torna su questa stessa memoria in Lady Bird, questa volta firmato e scritto da lei, film che sembra quasi precedere il racconto di Frances Ha, poiché tratta dell’adolescenza della protagonista, lasciandola a NewYork, laddove avevano invece avuto inizio le avventure di Frances. Lady Bird si chiamava, in realtà, Christine Mc Pherson (Saoirse Ronan) e viveva a Sacramento, ma, volendo allontanare da sé ogni traccia di condizionamento familiare e sociale, si era ribattezza con questo nomignolo col quale provocatoriamente voleva essere riconosciuta anche nelle aule del liceo cattolico che frequentava per volontà dei genitori. Aveva la speranza di condurre di lì, anche partecipando alle attività extra-curricolari del collegio, la propria battaglia per l’emancipazione di sé: il suo obiettivo era di conquistare un buon diploma, e alcuni crediti utili per la borsa di studio, grazie alla quale avrebbe ottenuto l’iscrizione a qualche prestigiosa università dell’East Coast.

Il film, che anche troppo si dilunga sul conflitto dell’adolescente con sua madre (la bravissima Laurie Metcalf), presenta due aspetti che a mio avviso sono interessanti e sorprendenti:
il primo è la risposta inattesa degli educatori cattolici, che avevano accettato benevolmente le sfide di Christine e avevano dato segno di comprenderne l’impazienza e la vitalità, incoraggiandone l’ambizioso progetto; il secondo è la rappresentazione non retorica del graduale impoverirsi della piccola e media borghesia americana, attraverso la descrizione emblematica delle rinunce dolorose della famiglia Mc Pherson, costretta a risparmiare su tutto, persino sul parcheggio all’aeroporto di San Francisco, dove la madre avrebbe voluto uscire dall’auto almeno per salutare Christine alla partenza per NewYork, dove l’attendevano i difficili test di ammissione all’Università

Per qualche giorno, i rumors da Los Angeles, avevano dato per certo che Lady Bird fosse in pol-position in vista dell’Oscar per il miglior film, addirittura!
L’ evento, come tutti sappiamo, non si è verificato, per fortuna del cinema e anche per fortuna sua, poiché anche questa piccola pellicola, che è interessante e quasi sempre piacevole da vedere, e che certamente non è un capolavoro, ha il diritto di essere valutata per quello che è, lontana dalle polemiche che stavano per trasformarla nel capro espiatorio dello scontento diffuso prima e dopo le assegnazioni, che questa volta, secondo me, hanno raggiunto livelli un po’ troppo alti di attenzione al politically correct.

 

*Lo stravagante mondo di Greenberg, (2010) Frances Ha, (2012) Mistress America (2015)

 

 

 

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