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Lady Bird

Regia di Greta Gerwig vedi scheda film

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La recensione su Lady Bird

di leporello
8 stelle

   Con alcuni, evidenti rimandi a se stessa (ambientazione a Sacramento, sua città d’origine) nonché al personaggio da lei interpretato come protagonista in “Frances Ha” (cui caratterialmente, ma soprattutto fisicamente la brava Saoirse Ronan e la sua Christine “Lady Bird” del film somigliano non poco), Greta Gerwig azzecca un film davvero piacevole, fresco fresco di statuetta d’oro al Gloden Globe 2018 nella sezione commedie, ove peraltro anche Ronan conquista meritatamente la sua personale di medesimo pregio. Anche il tono ricorda molto quello voluto da Noah Baumbach nei film precedentemente girati con la sua compagna di vita Gerwig, e tutto lascia sperare che una buona ditta produttrice di commedie intelligenti e non troppo ammanicate (per ora) con lo star system si stia facendo largo nel panorama cinematografico.


   Nei primissimi anni 2000, Lady Bird è un’adolescente il cui esuberante entusiasmo e voglia di affermazione trovano ostacolo in un ambiente considerato troppo provinciale (Sacramento, appunto, mentre la ragazza sogna i college della Est Coast), in un’educazione eccessivamente orientata ai canoni cattolici, ma soprattutto in una madre con la quale, data anche la condivisione con questa del medesimo, cocciutissimo carattere, il conflitto è costantemente aperto, nonostante  le due donne siano legatissime tra di loro da un indiscutibile, grande affetto, decretato sin dalla primissima scena in auto.

 Proprio in segno di ribellione alla propria famiglia (il padre, in grave crisi depressiva per via della precarietà del suo impiego,  è un tranquillo omone tutto dedito alla mediazione tra le donne di casa, sua sorella, col fidanzato, sono due giovani disillusi e già stanchi che si sono seduti sopra il primo compromesso utile col mondo del lavoro nonostante le capacità espresse in età scolastica), Christine rifiuta ostinatamente di farsi chiamare col suo nome, ed ostenta ad ogni ripresa quell’essere “Lady Bird” che vuole significare molto più di un semplice nome d’arte. Insieme alla sua amica del cuore, paffutella e intraprendente, tra trasgressioni alimentari impossibili (una scorpacciata di ostie non consacrate divorate come fossero pop-corn), attività teatrali con la scuola, e festini in cui, da brava adolescente, è alla ricerca dei primi fuochi amorosi, la giovane ragazza compie così un breve percorso di circa un anno dove,  attraverso piccoli successi, alcune delusioni d’amore, l’affermazione contro tutti e contro ogni pronostico in ambito studentesco, la porteranno all’unica cosa per lei veramente importante, che è quello del recupero del rapporto con la madre.


    Un film molto gradevole, dove i tempi e le pause (del montaggio così come di ogni scena) sono pressoché perfetti per questo genere, girato con un’esperienza ed una capacità che, per essere solo una trentacinquenne, fanno di Greta Gerwig un personaggio da non perdere di vista per il futuro.

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