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Insyriated

Regia di Philippe Van Leeuw vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Insyriated

di alan smithee
4 stelle

locandina

Insyriated (2017): locandina

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017 - SELEZIONE UFFICIALE

La capitale della Syria, Damasco, è sotto assedio e molti quartieri, ridotti ad accumuli grigiastri di macerie fumanti, sono stati evacuati e divengono ostaggio di cecchini e sciacalli di ogni razza. In un palazzo come tanti, lesionato dal fuoco nemico, ma ancora solido, ed in particolare in un appartamento posto al centro dello stabile, una donna di mezza età resiste tenacemente a voler mantenere il possesso dell'appartamento, per proteggere i suoi cari, qualche vicino del piano soprastante distrutto che è sceso a chiedere aiuto, e le stesse cose materiali che possiede e che ha costruito in decenni di fatiche assieme al marito.

La donna, si ostina a mantenere sotto controllo quel fortino sui generis, cercando di ostentare una calma organizzata, anche quando i viveri e i mezzi di prima necessità, come luce, acqua e ogni altro confort, stanno per terminare. 

Quando il marito di una giovane coppia di vicini decide, di primo mattino, di lasciare la casa per organizzare una fuga con la moglie ed il bambino neonato, varcata la soglia del cortile viene colpito da un cecchino e rimane inerte a terra, sotto lo sguardo atterrito della domestica, testimone oculare dell'inquietante episodio. Essa rivela la circostanza solo alla padrona di casa, la quale la invita a mantenere il segreto per non creare episodi di panico diffuso che pregiudichino ulteriormente la già critica situazione.

Hiam Abbass, Juliette Navis

Insyriated (2017): Hiam Abbass, Juliette Navis

Hiam Abbass, Diamand Abou Abboud

Insyriated (2017): Hiam Abbass, Diamand Abou Abboud

Nelle ore successive, la situazione si inasprirà ulteriormente per una serie di altre drammatiche e tese altre circostanze.

La macchina da presa del belga Philippe Van Leeuw si incunea tra i corridoi di un appartamento che diviene quasi una trincea di guerra, un nido protettivo accogliente, ma inadeguato per fermare il furore che dilania all'esterno vite e tracce di una civiltà apparentemente abbandonata in favore dello scontro bellico e del sangue.

Una madre, moglie, nuora e amica, dalla funzione di chioccia a difesa dei deboli, ma debole pure ella stessa, si improvvisa tenace promotrice di una impari e durissima resistenza domestica contro un mondo che sta esplodendo tutto attorno.

La tematica è sacrosanta, le situazioni costruite con un realismo che suscita nel pubblico apprensione e timori giustificati e ben delineati dal tracciato narrativo.

Peccato che tutt'attorno si muovano personaggi davvero eccessivamente schematici, che rendono tutta la tragica situazione come un'accozzaglia complessivamente verosimile, ma singolarmente forzata e ridondante, frutto di singole caratterizzazioni e descrizioni di caratteri che nascondono un incontrollato colore melodrammatico. 

scena

Insyriated (2017): scena

scena

Insyriated (2017): scena

E dunque, a titolo esemplificativo, un vecchio che brancola invano nell'appartamento fumando in continuazione e bevendo té, una domestica obbediente che tradisce ogni emozione in modo clamoroso e disarmante; poi la vittima designata e sacrificale, giovane e bionda, che si prostra davanti al nemico senza sapere di essere vittima di una sorte ancora peggiore inerente il suo consorte steso a fucilate e dato per morto nel cortile a sua insaputa. Poi ancora il bimbo che ostenta sorrisi e monellerie che rappresentano l'ostentato ma necessario ottimismo della vita che si sta formando e guarda sempre verso il lato positivo anche quando si fa fatica a rintracciarlo; o ancora il marito della protagonista che ha fatto perdere le tracce di sé e di cui non si hanno notizie; per non parlare dello schematismo che delinea e descrive gli sciacalli che fanno irruzione nell'appartamento per rubare tutto il possibile. Davvero tutto troppo costruito a tavolino per una narrazione che non lascia tempo per punti morti, ma che eccede per accumulo indiscriminato di circostanze.

Davvero tanto, troppo schematismo che affossa un'idea che in realtà avrebbe funzionato molto bene, sorretta da personaggi più lucidamente e schiettamente delineati, senza troppa enfasi e qualche sfumatura introspettiva meno scontata o plateale.

Hiam Abbass è brava come al solito, ma non può da sola sobbarcarsi l'onere di reggere tutto un impianto che si piega di fronte a tutta questa prevedibilità di caratteri e situazioni umane descritte attorno ad un unico e peraltro riuscito contesto scenografico.

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