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Detroit

Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film

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La recensione su Detroit

di diomede917
8 stelle

Signori e signore è tornata Kathryn Bigelow. A 5 anni dal bello e cupo Zero Dark Thirty, si conferma una regista coi controcazzi. Una delle poche in giro a rappresentare la violenza e l'orrore della guerra con un ritmo avvincente e adrenalinico. E questo Detroit non si discosta dal suo cinema molto virile perché sebbene rappresenti la rivolta del popolo di colore nel luglio del 1967 (5 giorni molto intensi che portarono 43 morti) la Bigelow lo rappresenta come un vero e proprio film di guerra. Detroit ricorda molto il Vietnam e i poliziotti nelle strade sono come quei soldati segnati dalla delirante ondata di violenza che li circonda. Il film è costruito in tre parti ben distinte. La prima è un antefatto molto corale segue i vari protagonisti della storia nei momenti che precedono il dramma. Un poliziotto razzista sotto inchiesta per aver sparato alle spalle un ladro (un Will Poulter spaventoso per la sua cattiveria nascosta dai suoi occhi spiritati), il cantante del gruppo R&B dei Dramatics che ambisce a un contratto discografico con la Motown, la guardia giurata Melvin Dismukes bravo ragazzo dal doppio lavoro che si trova coinvolto da eventi più grandi di lui. È nella parte centrale che il film esplode nella sua apoteosi. Un colpo di pistola giocattolo porta polizia ed esercito in un motel e tutti i protagonisti si ritrovano coinvolti in un escalation di pestaggi e brutalità. Era dai tempi di Diaz che non vedevo una rappresentazione della violenza con tanto trasporto emotivo. La follia delirante dei poliziotti contro gli indifesi partecipanti di una festa in questo motel. Una follia che non guarda in faccia nessuno nemmeno le due ragazze bianche presenti che verranno pesantemente umiliate. È la parte del film dove emerge tutta la forza visiva della regista che ha dei rimandi al cinema sanguigno di Sam Peckinpah o Robert Aldrich. Per poi finire nel dramma giudiziario dove abbassa i ritmi filmici ma non quelli della indignazione. Detroit è grande cinema, con sequenze di grande intensità emotiva come la canzone cantata nella sala vuota o la messa in scena del rapporto tra poliziotto bianco e negro sospetto nella stanza d'albergo. Un film che non fa sconti e che in fin dei conti voglia risarcire le vittime di una delle pagine più brutte e sconosciute della storia americana. Lunga vita a Kathryn Bigelow. Voto 8

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