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Detroit

Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film

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La recensione su Detroit

di pazuzu
9 stelle

Partendo da una ricostruzione il più possibile fedele dei fatti, ottenuta con un grande lavoro di documentazione consistente anche nella raccolta delle testimonianze di tre superstiti, Boal butta giù una sceneggiatura divisa sostanzialmente in tre atti, e Bigelow la traduce in immagini con uno stile immersivo fatto di camera a mano e primi piani.

 

A 50 anni esatti da uno dei momenti più bassi ma meno conosciuti della storia americana recente, Kathryn Bigelow ed il suo ormai fido sceneggiatore Mark Boal (con lei anche nei precedenti The Hurt Locker e Zero Dark Thirty) decidono di riesumarlo, portandolo all'attenzione del grande pubblico attraverso un thriller mozzafiato che ha la precisione aneddotica del reportage. I fatti in questione risalgono al 25 luglio 1967, quando a Detroit - già epicentro della protesta dei neri, sempre più ghettizzati e sempre più vittime predestinate di una polizia parafascista e arrogante - lo sgombero gratuitamente esemplare di un locale che vende alcolici senza autorizzazione diviene la goccia che fa traboccare il vaso dell'insofferenza, dando il via a una sommossa disordinata e destinata, per l'incapacità, la protervia e il delirio di onnipotenza di alcuni agenti in servizio, a finire soffocata nel sangue: teatro di una notte di ordinario razzismo e straordinaria violenza è il Motel Algiers, dove la ricerca vana di una pistola inesistente si trasforma in una lunga notte di tortura ai danni dei malcapitati che vi alloggiano, con tre morti ammazzati e diverse esistenze segnate per sempre.

 

 

Partendo da una ricostruzione il più possibile fedele dei fatti, ottenuta con un grande lavoro di documentazione consistente anche nella raccolta delle testimonianze di tre superstiti - Dismukes, Larry e Julie, rispettivamente la guardia giurata, l'aspirante cantante R&B e una delle due ragazze bianche in vacanza - Boal butta giù una sceneggiatura divisa sostanzialmente in tre atti, e Bigelow (con il direttore della fotografia Barry Ackroyd) la traduce in immagini con uno stile immersivo fatto di camera a mano e primi e primissimi piani, ottenendo un film che, dopo aver presentato a dovere il contesto in quello che può impropriamente definirsi un lungo prologo, toglie il fiato negli interminabili tre quarti d'ora centrali, coincidenti con l'insostenibile interrogatorio/mattanza, per poi trasformare l'ansia in rabbia nel corso del processo farsa di cui si occupa il segmento finale.
Detroit
è un film davvero impressionante, per i fatti tremendi che racconta e per lo stile asciutto e brutale con cui lo fa: scritto e diretto magistralmente, si pregia altresì di un cast volenteroso e votato al sacrificio (emotivo), all'interno del quale a spiccare sono John Boyega nel ruolo della succitata guardia giurata, e soprattutto Will Poulter, stupefacente nel rendere la follia e l'incultura del sadico agente di polizia Krauss.

 

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