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El mudo... con el poder en las manos

Regia di Iván Tula vedi scheda film

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La recensione su El mudo... con el poder en las manos

di OGM
7 stelle

I due volti della realtà. Camminano uno a fianco all'altro. Ma solo uno potrà vincere e sopravvivere.

Tecnica mista. Mondo latino polifonico. Coro stonato a più voci, che mescola gli accenti, così, a caso, a seconda di come va la vita. Ci sono ricchi e poveri, regna l’allegria, nonostante tutto, anche se una donna di servizio, di nascosto dai padroni, a tratti piange e diventa cattiva. Il Messico è la terra scanzonata in cui ovunque imperversa la lotta contro il potere. La rivoluzione è onnipresente, nelle famiglie, sul posto di lavoro, e nei luoghi oscuri dove le guardie sono i criminali e i ladri sono solo ragazzi innocenti. Quelli che comandano sono cinici e crudeli, ma, in fondo, sono loro a creare la storia. Il terrore è l’amarissimo sale di cui cospargono un racconto che altrimenti potrebbe sembrare una favola ingenua, con toni da commedia, frammisti ai languori di una telenovela. Un giovane meccanico ama un’avvenente fanciulla dell’alta società. La nonna matrigna si oppone alla loro relazione, ma il nonno bonario è tutto dalla loro parte, lui che frequenta la gente semplice e bagna l’amicizia con la solita boccetta di liquore. Fin qui la partita sembra giocarsi tranquilla, sotto la luce tiepida delle cose di tutti i giorni, con i vecchi pregiudizi ormai troppo consumati per poter fare del male. La violenza e il dolore si preparano altrove, nei punti in cui lo sguardo non potrà mai arrivare, se tutti continueranno a pensare ai propri affari quotidiani, a lasciarsi intorpidire dalla consueta apparenza di normalità. Da qualche parte c’è un silenzio sconosciuto che si nutre di sangue. Nessuno vede, nessuno immagina, nessuno sa dove accade. Qualcuno sparisce, inghiottito dal nulla, e non c’è nessuno che ne possa parlare. Un superstite, se c’è, è muto. Ha visto tutto, ma non ha urlato, né ha detto niente. È scappato ed è tornato a casa. Il discorso doveva finire così, come tutte le altre volte. I vivi si uccidono, i morti si seppelliscono, gli assassini non battono ciglio, e rimangono sempre uguali a se stessi, impermeabili e indifferenti, potenti ma invisibili. Sono padri, figli, uomini che hanno un ruolo ufficiale da sostenere ed un vizio selvaggio da coltivare in segreto. L’equilibrio è perfetto: i due volti dell’essere sono il sole e la luna, capaci di dividersi pacificamente il cielo, senza mai guardarsi negli occhi. Il chiaroscuro di questo racconto è una sfilacciatura cromatica con rare doti funamboliche, che regge brillantemente l’oscillazione psicologica fra un’innocua e rassicurante cordialità e l’inquietante eccesso degli istinti bestiali.  Impersona un allucinante contrasto che impregna la realtà senza sovvertirla, senza nemmeno farsi sentire. Si mantiene nascosto con la stessa forza con cui, se vuole, può esplodere, all’improvviso, come un vulcano. Perché una cosa è la guerra, con la sua energia sotterranea che non si consuma, un’altra cosa è l’apocalisse, fine sconfinata, vendetta invendicabile,  attimo che, vorace,  inghiotte tutto il tempo che resta. 

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