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Una donna fantastica

Regia di Sebastián Lelio vedi scheda film

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La recensione su Una donna fantastica

di Fionnula
6 stelle

Un film delicato e commovente, basato sulla bella interpretazione di Daniela Vega.

Nella vita reale, la protagonista del film è una giovane cantante lirica transgender, convinta dal regista, dopo una consulenza richiestale per rendere credibile il personaggio, a recitare per la prima volta.

Femminile e dolce più di molte donne nate tali, Marina Vidal, ama sinceramente, ricambiata e senza secondi fini, un uomo molto più grande, industriale tessile.

Dopo una serata romantica trascorsa a festeggiare il compleanno di lei, il compagno si sente male e muore improvvisamente, lasciando la ragazza sola, senza alcuna tutela, con i famigliari del defunto (ex moglie e figlio) ad avanzare le proprie insistenti e brutali richieste di sparire senza clamore e senza complicazioni. Solo il fratello del compagno le mostra un minimo di comprensione e compassione.

Marina dovrà tirare fuori le unghie, di fronte a insulti e soprusi, non solo da parte dei famigliari del defunto, che le rifiutano la partecipazione alla veglia funebre e al funerale e che arrivano ad intimidirla con metodi mafiosi, ma anche da parte di un’ispettrice di polizia. Quest’ultima, con il pretesto di vedere chiaro nella vicenda ed escludere che la ragazza, come spesso accade nel mondo transgender, abbia subito violenza sessuale, la sottopone ad una umiliantissima visita medica.

I disagi della protagonista, in una società cattolica conservatrice come immagino sia quella cilena, non sono molto diversi da quelli vissuti in Italia e in altri paesi retrogradi, da conviventi, eterosessuali e omosessuali, cui non viene riconosciuto il diritto di vicinanza e di decisione nella vita del proprio compagno. Una presenza che se non sancita dalla legge non ha rilevanza e può essere tranquillamente ignorata dagli “aventi diritto” per parentela, di sangue o acquisita. Oltre a questo, nel caso del difficile e doloroso cammino dei transgender verso l'identità sessuale desiderata, si aggiunge lo stigma sociale, il disprezzo urlato e bieco. Più di una volta nel film la ragazza viene definita “mostro”, “frocio” e nel migliore dei casi, dalla vedova del compagno, con un ancora più inquietante “chimera”. C'è molta strada da fare, ma film come questo sicuramente un piccolo aiuto lo danno.

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