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Casablanca

Regia di Michael Curtiz vedi scheda film

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sandro49

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La recensione su Casablanca

di sandro49
10 stelle

“CASABLANCA” di Michael Curtiz.

 

“Casablanca” rappresenta indubbiamente uno dei maggiori “cult” di tutta la storia del cinema. Eppure, è quanto meno discutibile assegnare a questo film la patente di capolavoro, e la accusa di essere in fondo un melodramma un po’ retorico non appare del tutto infondata.

Cerchiamo allora di rilevare ed evidenziare gli elementi che ne nutrono il fascino irresistibile e duraturo.

 

Il film si basa, essenzialmente, su una storia d’amore, contrastata e sconfitta da circostanze ostili.

Questa storia ci viene narrata a partire dagli ultimi capitoli (il ritorno e l’addio), evocando i primi capitoli (l’incontro, la felicita’ e il distacco) mediante le amare rimembranze del protagonista, e lasciando allo spettatore l’immaginazione dei capitoli centrali (la lontananza e la nostalgia).

L’ambientazione della storia e’ particolarmente suggestiva: sia dal punto di vista geografico (l’inizio in una Parigi sfumata, ma proprio per questo ancora più poetica e affascinante; la fine in una Casablanca esotica ed inquietante); sia dal punto di vista storico (le varie fasi della guerra mondiale). In particolare, l’ambientazione storica costituisce una delle cifre più caratteristiche del film, per il continuo alternarsi della prospettiva tra il dramma intimo e sentimentale e la tragedia collettiva della guerra nazista: focalizzando, parallelamente, i piccoli problemi individuali e le grandi responsabilità sociali.

 

Su questa trama viene tracciato il disegno psicologico dei numerosi personaggi.

In primo piano troviamo i due protagonisti: Rick, un’anima fondamentalmente nobile e generosa inquinata da un gelido cinismo generato dalle delusioni vissute, un’anima destinata a rigenerarsi nella sua originale purezza attraverso una dolorosa rinuncia; ed Ilsa, una creatura tenera e fragile che si dibatte tra drammatici eventi e laceranti dilemmi come una foglia nella tempesta.   

Assai interessante è il gruppo dei comprimari: tra due personaggi schematici, rappresentanti il Buono assoluto (Laszlo) e il Cattivo assoluto (Strasser), si muove un personaggio ambiguo (Renault), gaglioffo e opportunista, ma capace di sprazzi di umanità che lo condurranno alla catarsi conclusiva.

Ma la caratteristica più significativa del  film è la schiera dei personaggi di sfondo (i lavoratori e i clienti del “Rick’s Cafè Americain”), sempre vitali anche se talvolta appena tratteggiati, che fanno del locale una sorta di palcoscenico sul quale presentarsi e definirsi. Questi personaggi compongono nel loro insieme una forma di “coro”, che dà sostegno e risalto alle voci dei protagonisti, e trova la sua espressione letterale ed emblematica in quella che è probabilmente la scena piu’ memorabile: la esecuzione appassionata e commovente dell’inno nazionale francese.

 

In questo quadro possiamo rilevare degli elementi narrativi originali ed efficaci: un inedito triangolo amoroso, nel quale l’antagonista è “migliore” del protagonista, e rispetto al quale, conseguentemente, lo spettatore si trova moralmemente disorientato; e il triste/lieto finale, che proietta un futuro esaltante di eroismo e di amicizia sull’amaro presente di uno straziante addio.

 

Questa è Casablanca, con tutto il suo fascino: una frontiera dell’anima, a cui è dolce tornare per ritrovare, con commosso candore, sentimenti e ideali che pensavamo perduti. 

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