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Casablanca

Regia di Michael Curtiz vedi scheda film

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La recensione su Casablanca

di steno79
10 stelle

Voto 10/10 Con "Casablanca" ci troviamo di fronte a un mito intoccabile della storia del cinema come "Via col vento", e la sostanza artistica è sicuramente superiore rispetto al film di Fleming del 1939. Sono stati già versati fiumi d'inchiostro, ma io non posso che aggiungere che, probabilmente, più che un film di regia (non me ne voglia il pur bravo Michael Curtiz, certamente qui al meglio della sua forma artistica, ma comunque un pò limitato nel conferire all'aspetto visivo della pellicola un'originalità che possa reggere il paragone con le geniali invenzioni di altri capolavori dell'epoca), è soprattutto un film di sceneggiatura e di attori: il cast è stratosferico, a cominciare dai due protagonisti diventati archetipici, fino ai comprimari e agli attori minori, mentre il copione è pieno di battute memorabili e assai ingegnoso nel tratteggio dei personaggi, sia per i protagonisti che per i ruoli secondari. Humphrey Bogart e Ingrid Bergman vi trovano due personaggi destinati a imprimersi nella memoria degli spettatori di mezzo mondo e a farli sognare lungo intere generazioni: le loro interpretazioni sono perfettamente calibrate, intense e credibili, ed è una vergogna che nessuno dei due abbia avuto l'Oscar per questo film (l'avrebbe meritato anche Claude Rains come attore non protagonista per il suo delizioso capitano Renault, cinico e opportunista, che nel finale si riscatta moralmente). Mi sembra superfluo fare l'elenco delle scene memorabili: in questo caso la magia cinematografica nasce da un'armonia segreta che si viene a creare fra le varie componenti del linguaggio filmico, e questo nonostante il fatto che il film sia stato girato in condizioni piuttosto difficili. Basta riascoltarsi la mitica canzone "As time goes by", o vedere di nuovo la scena in cui viene cantata la Marsigliese, e un fiume di emozioni torna alla memoria... Purtroppo, alcuni intellettuali come Umberto Eco hanno fatto gli snob e hanno rimproverato al film incongruenze narrative e debolezze registiche che, ammesso che ci siano, contano comunque poco. Mi sembra giusto sfatare il luogo comune di Paul Henreid troppo rigido nel ruolo dell'eroe della Resistenza Viktor Laszlo, mentre in realtà l'attore riesce a trasmetterci in maniera convincente l'idealismo di Viktor, anche se forse con la Bergman non è scattata la "chimica" che l'attrice dimostra di avere con Humphrey Bogart; resta qualche cedimento melodrammatico che a tratti avvicina un pò la vicenda a quella di un feuilleton ottocentesco (ad esempio la scena in cui Ilsa ricatta Rick con una pistola per avere le lettere), ma i ritratti di Rick Blaine e Ilsa Lund (tipico "tough guy" bogartiano e tipica eroina romantica bergmaniana) sono così compiuti e incisivi da rendere indimenticabile anche il finale che vedrà Ilsa partire con Viktor e non con Rick, come tutti avrebbero sperato. Nel complesso, un film che merita di essere tramandato alle nuove generazioni come una reliquia di un passato glorioso, dunque un capolavoro dello studio-system. 

 

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