Espandi menu
cerca
Nico, 1988

Regia di Susanna Nicchiarelli vedi scheda film

Recensioni

L'autore

ROTOTOM

ROTOTOM

Iscritto dal 15 ottobre 2004 Vai al suo profilo
  • Seguaci 116
  • Post 22
  • Recensioni 559
  • Playlist 311
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Nico, 1988

di ROTOTOM
8 stelle

Un film che evita con grazia le trappole del biopic classico e restituisce un potente affresco dell'animo tormentato della star Nico e della donna, Christa. Emozionante.

Don't call me Nico

Nico, 1988  è la storia, scritta e diretta da Susanna Nicchiarelli, sugli ultimi due anni di vita della star Nico, modella, cantante dei primi Velvet Underground di Lou Reed.  Il film vincitore della sezione Orizzonti del 74° Festival di Venezia, è un’opera matura, compatta e molto emozionante sulla vita della donna Christa Päffgen, vero nome della cantante. Il taglio dell’opera a questo proposito è molto personale: si concentra sulla fine dell’icona musicale Nico e sui problemi di dipendenza dall’eroina, le divisioni interne alla band, il rapporto difficile con il figlio della cantante durante l’ultimo tour in Europa tra il 1986 e il 1988, anno della morte. Un tour scasso di una band picaresca impegnata in set striminziti in luoghi sconosciuti, solo per pochi adepti dell’ammaliatrice Nico, curiosi, attoniti, ignari del mondo che repentinamente, nel giro di una manciata di mesi, cambierà totalmente. Il mondo che cambia non ce l’ha fatta a vederlo, Christa, che registra i rumori di fondo di un mondo alla fine, ricercando il rombo delle bombe che distruggevano Berlino come eco della fine della guerra. Nico che rinuncia a se stessa – don’t call me Nico ripete come un mantra -, rinuncia alla propria bellezza, rimuove il ricordo del jet set glamour nel quale era stata catapultata per vivere felice fuori dalla gabbia, nel mondo, proponendo la sua musica disperata. La musica di Nico non è accondiscendente con lo spettatore, l’artista non concede nulla se non se stessa e così è il film di Susanna Nicchiarelli che rifiuta il facile biopic e persegue un’idea di cinema radicale, anti-spettacolare, brutale a volte ma profondamente coerente, fino alla fine.  

Trine Dyrholm

Nico, 1988 (2017): Trine Dyrholm

   
Il film ruota intorno alla straordinaria performance, sospesa tra dramma e ironia, della cantante e attrice Trine Dyrholm, vincitrice dell'Orso d'Argento al Festival di Berlino 2016 e già attrice ne La comune e Festen di Thomas Vinterberg e nel film premiato con l’Oscar, In un mondo migliore di Susanne Bier.
Un ruolo fisico, fortemente emotivo sulla forza e sulle debolezze della cantante protagonista di una vita segnata dal dolore: vedere Berlino bombardata e il pesante senso di colpa indotto dalle atrocità commesse dal popolo tedesco durante la guerra; schiacciata dal peso della sua leggendaria bellezza e dalla militanza nel primo disco dei Velvet Underground; amata da Alain Delon che poi si rifiuta di riconoscerne il figlio, Ari, che le viene strappato dai nonni paterni; il successivo tentato suicidio del figlio. Sono eventi che segnano lo sguardo di Nico del dramma e della ridicola viltà della vita, uno sguardo ironico e folle che sfida la morte e che la morte, beffarda, incurate della sua statura da star, strapperà alla vita in sella a una bicicletta.
 La vita di Nico/Christa è densa com’è denso il film di Susanna Nicchiarelli, attenta a mostrare senza dimostrare nulla ed evadendo con grazia le trappole del biopic classico che spesso lima gli avvenimenti e li confonde sotto una patina di mimetismo antropomorfico. Nico, 1988 non si cura della verità, ma della verosimiglianza, restituisce un ritratto umano in un’attenta ricostruzione d’epoca toccando temi universali. Anche in questo caso le trappole del revival eighties sono abilmente rimosse in favore dell’aura decadente, sull’orlo del collasso, che ammantava la società europea nel finire degli anni ’80, atmosfera che eleva il mito della cupa sacerdotessa Nico a emanazione fisica di quel clima. Giova a quest’operazione il formato 4:3 dello schermo, che replica il formato delle vecchie VHS e la fotografia dalla pasta grezza che restituisce il sapore delle visioni dell’epoca.

Trine Dyrholm

Nico, 1988 (2017): Trine Dyrholm

 

Fondamentale l’apporto canoro della protagonista che reinterpreta dal vivo, sulla scena, le canzoni del repertorio solista della cantante tedesca lasciando a sprazzi lisergici di materiale video storico, i frame delle performance della vera Nico. Proprio per le scelte stilistiche operate dalla regista, il film cattura l’anima dell’artista e il cuore della donna, lo spirito del tempo e della storia, così da divenire un racconto accessibile e comprensibile a chiunque, anche a chi di Nico non ha mai sentito parlare poiché parla di una donna che ambiva soprattutto a essere felice. Null’altro.
Nico, 1988 è un bellissimo film ma non è una sorpresa considerato il successo e l’ingresso nell’immaginario collettivo della prima prova di Susanna Nicchiarelli, Cosmonauta, che vinse nel 2009 la sezione Controcampo Italiano del Festival di Venezia. Da non perdere.

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati