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Dead Man

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dead Man

di hallorann
9 stelle

La frase di apertura di THE LIMITS OF CONTROL, tratta da Rimbaud, “Mentre scendevo fiumi impassibili non mi sentivo più guidato”, potrebbe descrivere nel complesso DEAD MAN. Ripetuta all’infinito come “Il mattino ha l’oro in bocca” di SHINING.

 

Uno Charlot timido e gentile di nome William Blake compie inconsapevolmente un ultimo viaggio terreno da Cleveland (cittadina che ha lasciato dopo la morte dei genitori) per prendere impiego a Machine, ultimo avamposto prima dell’inferno. Nulla andrà come previsto e sempre casualmente vedrà un fiore di carta insanguinarsi, prendere un pezzo di metallo sul petto e ritrovarsi una taglia sulla testa. Sul suo cammino c’è Nessuno, un indiano che lo cura e soprattutto lo scambia per il poeta inglese, per la sua reincarnazione.

 

 

Jim Jarmusch con stile rapsodico, assecondato dalle chitarre distorte e stranianti di Neil Young, mette in scena un western in b/n bellissimo e contaminato. Una contaminazione tra la spietata (non) legge del west, inserti comici come il trio composto da Iggy Pop travestito da donna e il tormentone sul tabacco, citazioni di classici di John Huston (nei tre cacciatori di taglie), inserti visionari e la poesia. Le frasi del saggio indiano e i versi di Blake fanno capolino, anzi sono essenza in DEAD MAN. Che è anche visione storico/fantastica, interpretazione personale di un genere. Il William Blake dell’ottimo Johnny Depp pare attraversare il film sotto ipnosi, quasi fosse in preda (ma è l’andamento dell’opera stessa) ai “funghi” usati per millenni a scopo divinatorio, curativo, telepatico dagli stregoni e dai capi tribù nel corso degli esorcismi o nei tentativi di comunicazione con il soprannaturale. Ed è la tribù che nel finale confeziona la “bara”, una canoa, al protagonista affinché affronti serenamente il trapasso. “Questo mondo non ti appartiene” dice Nessuno a Blake e in lontananza vede morire per piombo l’amico/angelo della morte che da omino insignificante ne ha fatto una leggenda per caso. L’uomo muore, la poesia sopravvive.

 

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